Ogni anno oltre otto milioni di persone muoiono nel mondo a causa del consumo di tabacco, stando alle ultime stime diffuse dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Di fatto, il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel globo e la principale causa di morte evitabile.

La maggior parte dei decessi per patologie (respiratorie, cardiocircolatorie, 
neoplastiche) correlate al tabagismo (cioè all’abitudine o alla dipendenza da fumo di tabacco) si registra in quei Paesi in cui la popolazione dispone di un reddito pro capite basso, o quantomeno medio.

I dati in Italia

Nel nostro Paese oltre 93.000 morti annue, cioè il 20,6% del totale dei decessi maschili e il 7,9% del totale di quelli femminili, sono attribuibili al fumo.

I dati emergono dal “Rapporto sul fumo in Italia”, presentato in occasione dell’ultima giornata mondiale contro il tabacco, che si celebra ogni anno il 31 maggio. Il documento pone in evidenza un dato piuttosto allarmante: il 24,2% della popolazione italiana (quasi un italiano su quattro) fuma. Una percentuale molto elevata, che non si era più registrata dal 2006. La fascia d’età in cui si registra il consumo maggiore di sigarette è compresa tra i 25 e i 44 anni, con un 19% collocato nella fascia adolescenziale che parte dai 14 anni. Chi fuma è soprattutto uomo (22,9%), contro il 15,3% delle donne.

Preoccupante il dato relativo al fumo passivo: in Italia, quasi la metà di tutti i bambini respira aria sporcata dal fumo di tabacco, mentre a livello globale 65.000 di loro perdono la vita per malattie causate dall’esposizione al fumo passivo. Tra tutti gli otto milioni di persone che ogni anno nel mondo muoiono a causa di malattie legate al fumo di sigaretta, 1,2 milioni non sono fumatori, bensì persone esposte in maniera continuativa al fumo passivo di sigaretta.

Le malattie principali

Delle 93.000 morti annue italiane correlate alla dipendenza da fumo, almeno 43.000 sono una conseguenza dei tumori ai polmoni. Un dato che, a livello mondiale, sfiora i due milioni e che è drammaticamente destinato ad aumentare.

Tra le altre malattie causate dal tabagismo si annoverano anche l’enfisema e la fibrosi polmonare. Il primo, in particolare, rappresenta una grave alterazione a livello anatomico degli alveoli polmonari, mentre la seconda ha luogo quando del tessuto fibroso si sostituisce al normale tessuto polmonare. Più nello specifico, queste due patologie, che talvolta possono insorgere contemporaneamente, determinano gravi insufficienze respiratorie, capaci di causare reazioni asmatiche e provocare un pericoloso deficit di ossigeno. Inalare il fumo di sigaretta, inoltre, distrugge le mucose respiratorie del naso e può creare ipertensione arteriosa e arteriosclerosi; il fumo è poi considerato uno dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari e cardiocircolatorie.

Tra i diversi disturbi provocati dal fumo,  vi sono inoltre la tosse insistente e grassa, frequenti bronchiti e una diffusa difficoltà a respirare (la cosiddetta dispnea), soprattutto quando il fisico è sottoposto a uno sforzo.

Inoltre, rispetto a chi non fuma, i fumatori sono più soggetti a contrarre il morbo di Crohn, un’infiammazione del tratto digestivo che causa gravi attacchi di diarrea. A esso si affianca anche l’ulcera peptica: dolorose piaghe che avvolgono il rivestimento dello stomaco, rendendolo più vulnerabile all’attacco di batteri e agenti esterni nocivi.

E non è tutto, perché il fumo è anche considerato una fonte di radicali liberi in grado di danneggiare i meccanismi di riparazione della cute, interferendo sulla regolazione di collagene ed elastina; questo si traduce in una pelle meno tonica e più rugosa, priva di lucentezza e dal colorito giallastro: è l’effetto della nicotina in circolo che si deposita nel derma e che è responsabile della colorazione delle parti del corpo che entrano in contatto con il fumo delle sigarette.

Il rischio che questi disturbi e patologie si manifestino è direttamente proporzionale al numero di sigarette fumate al giorno e alla quantità di anni trascorsi dal momento in cui si è iniziato a fumare. Non è quindi mai troppo tardi per smettere.

***

Tabagismo, un vizio che incide sulla qualità della vita: dal cuore alla pelle, tutto l’organismo è sotto attacco

Rischia anche il sistema cardiovascolare ed è certificato l’effetto sulla longevità

Quando si affronta il tema delle patologie causate dal fumo di sigaretta, l’immaginario collettivo corre, quasi in automatico, al tumore ai polmoni. Se è vero che esso è effettivamente la prima malattia che si manifesta a causa delle sigarette fumate (e non solo, se si considera no anche le morti per fumo passivo), è altrettanto vero che non si tratta dell’unica.

La qualità della vita... in fumo

A livello generale, la dipendenza da fumo di sigaretta favorisce e peggiora molte patologie che sono fisiologicamente associate all’età, compromettendo la qualità della vita sotto diversi aspetti. Studi e ricerche hanno dimostrato che una sola boccata di fumo si traduce in 4.000 sostanze inalate, oltre 70 delle quali sono considerate carcinogene; tra queste l’arsenico, il cromo, il cadmio, il monossido di carbonio e il polonio. Tutte sostanze che, una volta raggiunti i polmoni, non vengono eliminate dall’organismo e continuano a esprimere la propria tossicità. Non a caso, il fumo è il primo fattore di rischio per il tumore ai polmoni ed è responsabile di circa l’80% delle malattie polmonari e bronchiali croniche ostruttive.

I danni alla circolazione

Il fumo di sigaretta danneggia poi in maniera notevole anche il sistema cardiovascolare. E questo a causa dei radicali liberi prodotti anche dalla combustione di nicotina, i quali provocano uno stress ossidativo che intacca le pareti dei vasi sanguigni scatenando un processo degenerativo di arteriosclerosi. Non solo. Nicotina e radicali liberi, insieme, provocano un effetto vasocostrittore, determinando il rialzo della pressione sanguigna, considerato altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari come la trombosi, l’ictus cerebrale e l’infarto. Accendersi una sigaretta, più volte al giorno per anni, aumenta la predisposizione al diabete di tipo 2 (che insorge con l’avanzare dell’età anagrafica), il rischio di cataratta e di reflusso gastro-esofageo.

La “faccia da fumatore”

C’è poi l’espressione “faccia da fumatore - non lusinghiera, ma comunque veritiera - che indica una pelle rovinata proprio a causa del fumo di sigaretta. La nicotina in circolo, infatti, rende la cute di colore giallastro; le rughe, inoltre, si accentuano soprattutto nel contorno occhi e labbra. Il risultato è una pelle più provata che appesantisce l’aspetto del fumatore. Un’altra conseguenza legata al fumo di sigaretta è la ridotta capacità delle ferite di rimarginarsi, a causa del sangue ossigenato male e inquinato dalla nicotina e dalle altre sostanze sopra descritte.

La qualità e la durata della vita

Come descritto finora, il fumo di sigaretta è tra i principali fattori di rischio di una serie molto lunga e articolata di patologie e disturbi. Questo comporta un peggioramento della qualità della vita, ma anche un peggioramento della “quantità” della vita, ovvero della longevità. In questo discorso, come riportato anche dall’Università del Piemonte orientale, rientrano i telomeri: una sorta di cappuccio che riveste le estremità dei cromosomi, proteggendoli. Recenti studi hanno dimostrato un’associazione tra il fumo di sigaretta e una ridotta lunghezza dei telomeri, con conseguente perdita della naturale capacità di protezione e un aumento della loro vulnerabilità.

***

Fumo, perché astenersi: le possibilità di infarto si riducono della metà dopo un solo anno

I dati statistici restituiscono l’immagine di un Paese, il nostro, in cui circa un italiano su quattro fuma, per una media di 11 sigarette al giorno. Il 59% dei cittadini tra i 18 e i 69 non fuma o ha smesso di fumare (17%). La sigaretta migliore? L’ultima.

Dopo i 65 anni, la prevalenza di fumatori scende e gli ex fumatori rappresentano il 15% della popolazione. Tuttavia, le statistiche non sono confortanti: in un’indagine datata 2008, risultava che il 40-45% dei fumatori aveva provato a smettere nei dodici mesi precedenti alla statistica; in una pari indagine del 2020, i dati risultano crollati al 30% per quanto riguarda il Sud e il Centro, leggermente in rialzo per il Nord. Sono poche, infine, le persone che riescono a smettere di fumare: l’11% è astinente da meno di un semestre, il 9,6% da oltre sei mesi.

Va sottolineato che smettere di fumare non è semplice. La nicotina infatti genera una dipendenza, per cui è errato e fuorviante immaginare il tabagismo come un vizio o un gesto vezzoso. Lo scenario si è incupito con l’avvento delle sigarette elettroniche, che molti cittadini non percepiscono alla stregua delle sigarette tradizionali. Non sono pochi infatti i fumatori che tentano di smettere di fumare proprio affidandosi al tabacco riscaldato delle e-cig, mentre il 74,6% di persone che le utilizzano si sente in diritto di poterle fumare anche in luoghi chiusi e in presenza di appositi divieti.

Decidere di smettere di fumare ha innumerevoli benefici, fin dalle prime ore successive all’ultima sigaretta spenta. Tra i vantaggi: riduzione dei fattori di rischio di diverse patologie; miglioramento di gusto e olfatto; pelle più luminosa; denti più bianchi e alito gradevole; meno difficoltà nella respirazione; abiti e capelli profumati. Infine, non va sottovalutato il risparmio economico che deriva dal non acquistare più sigarette e tabacco.

© Riproduzione riservata