Quasi 87 milioni di euro all’anno. È la cifra complessiva spesa dai pazienti sardi per curarsi fuori dalla regione. 

È quanto emerge dall’ultimo report sulla “Mobilità sanitaria” della Fondazione Gimbe, che sottolinea come l’Isola sia in grado di attrarre prestazioni sanitarie (ovvero pazienti che arrivano nell’Isola da fuori per curarsi) per 22 milioni di euro l’anno, ma come, a conti fatti, il saldo sia in negativo di quasi 65 milioni di euro

Nel report la Sardegna viene posta nella fascia “saldo negativo moderato”, assieme a Umbria (-31,2 milioni), Marche (-38,5), Liguria (-69,5), Basilicata (-83,5 milioni).

Le regioni con il saldo negativo più “rilevante” sono invece Abruzzo (108 milioni) e Calabria (oltre 282 milioni di euro).

La Fondazione sottolinea anche come la “mobilità sanitaria” costi al singolo residente sardo (se si divide la spesa totale per il numero degli abitanti) oltre cinquanta euro all'anno. Dalla mobilità “attiva” entrano invece nelle tasche dei sardi circa dieci euro a testa. Anche in questo caso, dunque, il saldo è negativo: meno quaranta euro pro capite. 

Ancora, evidenzia il report, l'erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche dalle strutture private in mobilità ha un "peso" molto diverso tra le varie regioni. Solo il 16,4 per cento di chi arriva in Sardegna da altre regioni si rivolge a strutture private. Dati lontanissimi da Molise (90,5%), Puglia (73,1%), Lombardia (71,2%) e Lazio (64,1%). Nella stessa regione non sempre la capacità attrattiva del privato per i ricoveri ordinari e day hospital (in Sardegna oltre il 15 per cento) coincide con quelle della specialistica ambulatoriale (oltre il 21 per cento). 

(Unioneonline/l.f.)

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