Due organi a forma di fagiolo, grandi circa come un pugno, disposti in modo simmetrico nella parte posteriore dell’addome, all’altezza della zona lombare. Sono i reni, autentici “depuratori” del corpo umano visto che la loro funzione principale è quella di filtrare il sangue, trattenendo le sostanze di rifiuto prodotte dall’organismo che andranno poi espulse attraverso le urine. Un ruolo fondamentale per il benessere dell’organismo, che risulta a volte compromesso da diverse patologie, come ad esempio i calcoli e l’insufficienza renale. E, purtroppo, anche da forme tumorali. Il cancro al rene di solito si sviluppa a partire dalle cellule che rivestono l’interno delle formazioni tubulari deputate a depurare il sangue. Tra le varianti istologiche, la più diffusa è il carcinoma a cellule chiare (75-80% dei casi), seguito dal carcinoma renale papillare (15%) e quindi da quello cromofobo (5%).

I numeri

Come spiegato nel volume “I numeri del cancro in Italia 2023” realizzato da AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, ONS, PASSI, PASSI d’Argento e SIAPeC-IAP, nel nostro Paese si stimano per l’anno scorso circa 12.700 nuove diagnosi di carcinoma renale, con una netta prevalenza di casi tra gli uomini (7.900) rispetto alle donne (4.800). Si tratta di numeri molto inferiori a quelli di altre neoplasie, come ad esempio il tumore del seno tumore del seno (55.900 casi) o del colon-retto (50.500) ma che non vanno assolutamente sottovalutati. Anche perché nel 2022 sono stati stimati 4.600 decessi: 2.900 negli uomini e 1.700 nelle donne. Si tratta comunque di una patologia che, soprattutto se intercettata in modo tempestivo, può essere superata. Infatti, il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si attesta al 71% per entrambi i sessi. La probabilità sale all’83% per gli uomini e all’85% per le donne dopo aver superato il primo anno dalla diagnosi.

Fattori di rischio

Le cause precise che portano all’insorgenza del tumore al rene non sono ancora conosciute con certezza. Tuttavia, i fattori di rischio individuati sono diversi e rappresentano i “nemici” da tenere alla larga per preservare la salute dell’organo. Tra questi, ci sono il fumo di sigaretta, l’obesità e l’ipertensione arteriosa. Ecco dunque che mantenere il peso forma e una normale pressione sanguigna attraverso una dieta sana ed equilibrata, e mettere al bando le sigarette sono le strategie di prevenzione migliori.

Anche l’esposizione a certe sostanze usate in alcune filiere industriali (ad esempio cadmio, amianto e piombo) è stata correlata con l’origine del cancro renale. Infine, anche se in modo molto più raro, incide anche la genetica: il rischio aumenta in presenza di malattie ereditarie, come ad esempio la sindrome di Von Hippel-Lindau. La probabilità di tumore cresce anche nei pazienti sottoposti a dialisi.

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Un tumore “muto”: diagnosi non facile

Nelle prime fasi la patologia non dà sintomi o provoca disturbi simili ad altre malattie Le “spie” principali sono sangue nelle urine, gonfiore al fianco e dolori in zona lombare

Il tumore al rene rappresenta circa il 3% di tutte le diagnosi di tumore ogni anno, e interessa soprattutto gli uomini a partire dai 60 anni di età. Individuarlo, però, non è semplice: questo perché si tratta di un male asintomatico nelle fasi iniziali e che crea problematiche avvertibili soltanto a uno stadio avanzato. Il quadro clinico è quindi prevalentemente “muto”, anche a causa della crescita prevalentemente periferica del tumore stesso.

Anche i disturbi generati dal tumore al rene sono spesso simili a quelle di patologie meno gravi, come i calcoli e le infezioni del tratto urinario. I campanelli d’allarme più classici sono principalmente tre: la presenza di sangue nelle urine, che si presentano di colore più rossastro o scuro del normale; un dolore continuo nella zona lombare o laterale, appena sotto le costole; la presenza di un nodulo o di gonfiore sul fianco. Altre “spie” più generiche sono la perdita di appetito e di peso, il senso di stanchezza associato a febbre, la sudorazione notturna, i dolori ossei e, negli uomini, il rigonfiamento delle vene dei testicoli (varicocele). Quando si avvertono disturbi simili, è bene rivolgersi tempestivamente al medico di base per individuarne la causa, mediante anche esami del sangue e delle urine o, se necessaria, la visita da uno specialista urologo.

Gli esami

Nella maggior parte dei casi però la diagnosi del carcinoma renale è di tipo “incidentale”, cioè legata a controlli medici eseguiti con un’altra finalità: ciò avviene, secondo le stime, in circa il 60% dei casi. Tra gli esami utili per scoprire la presenza di un tumore al rene allo stadio iniziale ci sono l’ecografia addominale, la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica e l’agobiopsia percutanea. A oggi, comunque, non esistono ancora marcatori tumorali utili alla diagnosi del tumore del rene.

Le terapie

La mancanza di una diagnostica specifica rende ancora più fondamentale sottoporre la propria salute a regolari check-up, soprattutto quando si superano i 60 anni di età. Solo in questo modo, infatti, si può intercettare il tumore al rene in tempo per affrontarlo con una più alta probabilità di successo. Si stima che oltre il 95% dei pazienti a cui viene diagnosticata una piccola massa renale sono ancora in vita dopo 5 anni. Inoltre, se il carcinoma è diagnosticato in stadio iniziale, la presenza di recidiva dopo le cure si attesta sotto il 10% dei casi, nei primi 10 anni dalla diagnosi. Decisiva è la possibilità di individuare il tumore prima che si espanda ad altre parti del corpo, generando metastasi che di norma interessano soprattutto i polmoni, il fegato e le ossa.

Di norma, in poco più della metà dei casi la malattia viene diagnosticata quando è ancora confinata ai reni. In questi casi si può procedere con la nefrectomia parziale (cioè la rimozione del solo tumore e non di tutto il rene) o radicale, asportando l’intero organo: va ricordato infatti che è possibile vivere in buona salute anche con un solo rene. Questi interventi, da soli, permettono la guarigione di circa metà dei pazienti. In alcuni casi, al posto della rimozione chirurgica si opta per la crioterapia o l’ablazione mediante radiofrequenza. Se il tumore ha già interessato altre parti dell’organismo, invece, la cura definitiva diventa più difficile: dopo l’intervento chirurgico si prova a rallentarne la progressione e alleviare i sintomi tramite chemioterapia o immunoterapia.

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Le abitudini che aiutano: occhio a dieta, fumo e farmaci

Se le cause che provocano il tumore al rene non sono ancora state scoperte in maniera precisa, è altrettanto vero che mantenere in buona forma l’organo fa diminuire il rischio di sviluppare il carcinoma e di soffrire di altre patologie renali. Tanto che per sensibilizzare sull’importanza dei “depuratori” del nostro organismo, ogni anno a inizio anno viene celebrata la Giornata Mondiale del Rene.

Le regole d’oro

Le regole auree per la buona salute dei reni sono in gran parte legate a uno stile di vita sano, soprattutto a tavola, e andrebbero seguite fin dall’infanzia. Si comincia dalla corretta idratazione: bere circa due litri d’acqua al giorno, limitando al massimo l’assunzione di bibite gassate e succhi di frutta zuccherati. A tavola è opportuno ridurre la quantità di sale, sostituendolo piuttosto con aromi e spezie. Largo poi a un regime alimentare ricco di frutta e verdura, basato in gran parte sulla dieta mediterranea: vanno consumati almeno due volte a settimana legumi e pesce, riducendo invece la frequenza dei cibi che contengono proteine di origine animale, come carne, affettati, uova, formaggi e latticini. La corretta dieta va anche abbinata a una regolare attività fisica, un altro dei pilastri del benessere del nostro organismo. Semaforo rosso invece per il fumo, visto che le sostanze nocivo del tabacco vengono filtrate dai reni e espulse tramite le urine. Infine, attenzione anche all’eccessivo uso di farmaci non prescritti, come quelli per mal di testa, dolori ossei o articolari.

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