«Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che anzi per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi». Lo ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanchè nel corso dell'informativa in Aula al Senato sulla situazione e la gestione delle sue aziende, finite nel mirino di un’inchiesta della trasmissione tv Report.

«Contro di me è in atto una strumentalizzazione politica. Sono qui per difendere il mio onore e quello di mio figlio. Sono qui per il rispetto che deve a questo luogo e ai cittadini che rappresentiamo», ha aggiunto la ministra in aula.

Ancora: «Non mi sono mai appropriata di nulla che non mi appartiene, non ho mai abusato delle mie posizioni apicali delle aziende, sfido chiunque a dimostrare il contrario». «Ho fatto ricorso – ha proseguito Santanchè – a strumenti messi a disposizione di tutte le imprese dalle leggi ancora vigenti. Il mio progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di quello di altre aziende nelle stesse condizioni. Essere un imprenditore e anche un politico non significa che gli sia proibito fare ricorso alle leggi vigenti, non ho avuto favoritismi ma nemmeno ci deve essere un'indebita penalizzazione ad personam».

Ma le parole della ministra non hanno convinto l’opposizione. Il Movimento 5 Stelle ha annunciato una mozione di sfiducia, trovando subito sponda nel Pd. 

«Alla ministra Santanchè non resta che dimettersi», ha affermato la segretaria dem Elly Schlein, spiegando che il Pd «certamente» voterà la

mozione del M5s sul caso.

«Vogliamo già sapere da Giorgia Meloni - ha aggiunto -, qualora non si dimettesse, che cosa intende fare, se si assume la responsabilità di mantenere al governo e nel suo incarico una ministra la cui posizione imbarazza il Governo, e in questo modo tutto il Paese».

(Unioneonline/l.f.)

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