Una storia che sembra uscito da un macabro film thriller, ma che invece è accaduta davvero. 

Efferato protagonista è uno stupratore seriale e omicida sudafricano che, condannato all'ergastolo, evase dal carcere quasi un anno fa fingendo di essersi dato fuoco in cella. Invece, le indagini hanno permesso di scoprire un’altra verità: l’uomo – Thabo Bester, 38 anni – ha usato un cadavere carbonizzato spacciandolo per proprio, dandosi poi alla fuga. 

Dopo un anno di latitanza, Bester è stato catturato venerdì, in Tanzania, e la sua storia ha fatto il giro del mondo. 

Gli esami del Dna e l’autopsia hanno acclarato che il corpo carbonizzato non era quello del 38enne, ma di un uomo sconosciuto, deceduto prima del rogo, probabilmente ucciso con un colpo sferrato alla testa con oggetto contundente e poi portato nel carcere privato di Mangaung, a Bloemfontein, dove Bester stava scontando la pena. 

Resta un mistero come Bester sia riuscito a far entrare la vittima nella sua cella - vivo o morto - e di come si sia riuscito a dileguare.

La sua latitanza è durata circa un anno: Bester, come detto, è stato rintracciato in Tanzania, dov'è stato arrestato dalla polizia locale, mentre stava cercando di fuggire nel vicino Kenya a bordo di un Suv, insieme alla sua compagna, Nandipha Magudumana, e a un amico di cittadinanza mozambicana, entrambi arrestati con lui, come ha annunciato oggi il ministro della giustizia sudafricano, Ronald Lamola. Ognuno degli arrestati era in possesso di vari passaporti falsi.

Noto in Sudafrica come lo “Stupratore di Facebook”, Thabo Bester era stato condannato all'ergastolo nel 2012 per aver stuprato diverse donne dopo averle adescate su Facebook e per avere ucciso almeno una persona.

Ora si attende l'estradizione in Sudafrica: «Abbiamo fiducia che riceveremo la massima collaborazione da parte della nazione sorella di Tanzania, perché ci aiuti a portare queste persone davanti alla giustizia», ha detto il ministro Lamola. 

(Unioneonline/l.f.)

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