"Non ho dubbi sul fatto che la Russia abbia interferito nelle ultime elezioni presidenziali degli Stati Uniti, ma non credo che il voto sia stato alterato".

Sono le parole di James Comey, ex capo del Federal bureau of investigation, oggi chiamato a testimoniare davanti alla commissione intelligence del Senato americano che si sta occupando del caso Russiagate, ossia le presunte ingerenze di Mosca sulla scelta dell'inquilino della Casa Bianca.

"Donald Trump ha mentito, ha diffamato me e l'Fbi, ma non sta a me dire se abbia ostruito la giustizia", ha detto Comey ammettendo di aver documentato le sue conversazioni con il presidente Usa perché potevano tornargli "utili non solo per difendere me, ma per difendere il Bureau" e precisando che non si era mai sentito in dovere di farlo né con Barack Obama né con George W. Bush.

"Le ragioni per cui sono stato licenziato (ossia che l'Fbi sotto la sua guida era nel caos, ndr.) mi hanno sempre preoccupato e confuso, visto che mi era stato detto che stavo facendo un gran lavoro".

Poi conclude: "L'Fbi è onesta, è forte, è e sarà sempre indipendente".

I NASTRI DEL COLLOQUIO - I riflettori si sono accesi anche sulla presunta registrazione della conversazione tra Trump e Comey, che ha dichiarato di sperare che quei nastri esistano davvero.

Presunti nastri che il numero uno di Washington aveva minacciato in un tweet di rendere pubblici.

"Ero così sconvolto da quella conversazione, che continuavo a ripeterla nella mia mente", ha detto Comey. "Mi ricordo che dissi che ero d'accordo" sul fatto che Flynn "fosse una brava persona e poi ho detto 'non sono d'accordo con quello che mi chiede di fare", ha affermato.

Comey ha poi ammesso di avere fatto filtrare sulla stampa, precisamente sul New York Times, i suoi appunti delle conversazioni con Trump e ha raccontato che, dopo la pubblicazione di quei tweet, si è svegliato nel cuore della notte: "Ho chiesto a un amico, un professore di diritto alla Columbia University, di condividere i contenuti del memo con un giornalista. Non li ho condivisi io stesso per una serie di ragioni", ha raccontato.

DONALD TRUMP - The Donald non ha parlato della questione nastri, ma lo ha fatto la portavoce, Sarah Huckabee Sanders.

Alla domanda dei giornalisti sull'esistenza o meno di quelle registrazioni nello Studio Ovale, ha detto: "Non ne ho idea. Quello che posso dire in modo definitivo è che il presidente non è un bugiardo, e credo che francamente sia offensivo rivolgere una domanda del genere".

"TRUMP NON INDAGATO" - Ha preso la parola inoltre l'avvocato personale del presidente, Marc Kasowitz, che ha detto che Trump "non ha mai, nella forma o nella sostanza, indirizzato o suggerito che Comey dovesse smettere di indagare su qualcuno. Né ha suggerito che Comey dovesse lasciare andare Flynn".

E poi: "L'ex direttore dell'Fbi ha confermato" come il numero uno di Washington non sia "sottoposto a indagine" nell'ambito dell'inchiesta Russiagate.

(Redazione Online/D)
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