Torna a livelli più che preoccupanti l'inquinamento a Pechino, che stamattina si è risvegliata in uno scenario apocalittico, avvolta da uno spesso strato di smog giallognolo.

Conseguenza anche di una tempesta di sabbia arrivata dalla Mongolia Interna, dal deserto del Gobi, che ha ridotto la visibilità a meno di 1.000 metri e cancellato centinaia di voli.

L'allerta di 24 ore è stata disposta sulla capitale cinese e sulle regioni e province settentrionali del Paese: Xinjiang, Mongolia Interna, Heilongjiang, Jilin, Liaoning, Gansu, Ningxia, Shaanxi, Shanxi, Hebei e Tianjin, mentre su Mongolia Interna (che ha già contato 9 morti e oltre 500 dispersi), Ningxia, Shaanxi e Shanxi la previsione è di violente tempeste di sabbia.

Il governo municipale di Pechino ha ordinato a tutte le scuole di annullare gli sport e gli eventi esterni, chiedendo alle persone con malattie respiratorie di rimanere in ambienti chiusi. La polvere dovrebbe depositarsi gradualmente fino a giovedì con l'imminente fronte freddo e le precipitazioni in arrivo.

Intanto il satellite europeo Sentinel-5P ha rilevato che con la fine del lockdown in Cina l'inquinamento è tornato alla situazione prima della pandemia, con un "rimbalzo" dei livelli di biossido di azoto, prodotto in gran parte dal traffico e dall'attività industriale.

"La polvere non diventerà la norma in futuro", ha affermato Zhang Bihui, un funzionario della Nmc, ricordando che i piani nazionali di rimboschimento hanno portato al costante declino delle tempeste sabbiose.

Secondo il sito web di controllo della qualità dell'aria Aqicn, i livelli di particelle di grandi dimensioni di Pm10 erano questa mattina a più di 8.000 microgrammi per metro cubo, quasi 20 volte l'esposizione massima giornaliera raccomandata dall'Oms, mentre la concentrazione di microparticelle Pm 2.5 era a più di 700, a fronte di un limite per l'aria accettabile definito a quota 25 dall'agenzia di Ginevra.

La Cina, dopo un picco dell'inquinamento nel 2014, ha ridotto drasticamente il livello medio nazionale di Pm2.5 tra il 2015 e il 2019, grazie soprattutto alla riduzione del carbone a uso riscaldamento e alla chiusura delle industrie più inquinanti, mentre il presidente Xi Jinping ha annunciato l'obiettivo ambizioso di raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2060.

(Unioneonline/D)
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