Incidente o omicidio? Mentre la polizia cerca di far luce sul caso, la Francia si interroga sulla morte del piccolo Emile Soleil, il bimbo di due anni e mezzo scomparso lo scorso luglio e trovato sabato 30 marzo da una escursionista che si è imbattuta in ossa umane a circa due chilometri di distanza dal luogo in cui era scomparso, il piccolo villaggio di Haut-Vernet, appena 25 abitanti.

Una donna, abitante del posto, due giorni fa si è presentata in commissariato con il cranio del piccolo in mano, scrive Le Figaro citando una fonte che sottolinea come il fatto abbia «molto contrariato» le forze dell’ordine, perché «sarebbe stato meglio non toccare nulla per facilitare le indagini».

Le ricerche intanto proseguono per trovare il resto del corpo e dare una sterzata alle indagini. Quel luogo era già stato battuto più volte durante le ricerche, non è dunque esclusa l’ipotesi che quei resti siano stati portati lì successivamente alla morte: da un uomo, da un animale o dagli eventi atmosferici.

I genitori, molto religiosi, hanno diffuso un comunicato nel quale dicono che «Marie e Colomban sanno ormai in questa domenica della Resurrezione che Émile veglia su di loro nella luce e nella tenerezza di Dio».

Il bimbo era scomparso l’8 luglio dalla casa dei nonni. Era in vacanza, i genitori non erano lì. In un borgo così piccolo e con appena 25 abitanti, ci sono stati mesi di sospetti e veleni. Tutti i residenti sono stati interrogati più volte dalla polizia.

Tra le ipotesi che circolano c’è quella che Emile si sia ritrovato nell’erba alta mentre stava passando un mietitrebbia, che lo avrebbe travolto.

I SOSPETTI SUL NONNO

Ma le forze dell’ordine indagano anche sul profilo del nonno materno, sia perché era molto vicino ad Emile nel momento della scomparsa sia per il suo profilo e la sua personalità.

Philippe V, 58 anni, era impegnato a caricare in auto i pali di una staccionata con cui avrebbe dovuto costruire una recinzione per cavalli quando il bimbo, a pochi metri da lui, è svanito nel nulla.

Descritto come un uomo molto autoritario, ha impartito ai suoi dieci figli un’educazione rigorosa e tradizionalista, tra messe in latino e canti gregoriani. I figli non sono andati a scuola, hanno studiato a casa. Philippe voleva farsi prete, ma ha incontrato la sua futura moglie che gli ha fatto cambiare idea.

Nei primi anni Novanta era supervisore di un collegio per ragazzi della comunità tradizionalista di Riaumont, nel Nord della Francia. Anni dopo, tra il 2014 e il 2017, diversi ex allievi hanno denunciato violenze fisiche e sessuali nel collegio. E Philippe, che lì aveva il compito di far rispettare la disciplina, ha ammesso negli interrogatori di aver punito i ragazzi a volte «troppo duramente».

Il faro è puntato anche sui genitori del bambino e sulle loro frequentazioni. Il padre Colomban e la madre Marie sono membri di un’associazione cattolica integralista che secondo alcuni è quasi una setta. In questi mesi si sono difesi strenuamente da sospetti e accuse velate.

Oggi dichiarano di essere «in lutto dopo questa notizia straziante», e sperano che «gli investigatori continuino il loro lavoro nel necessario segreto istruttorio, in modo da scoprire le cause della scomparsa e della morte di Émile».

(Unioneonline/L)

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