La centrale atomica giapponese di Fukushima è pronta a riversare nell’Oceano Pacifico l’acqua radioattiva utilizzata per raffreddare i suoi impianti. E la decisione sarebbe «in linea con gli standard di sicurezza dell'industria nucleare e avrà un impatto “trascurabile” sull'ambiente», come confermato dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) al termine del rapporto coordinato dal Direttore generale Rafael Grossi, in visita in Giappone.

Il fantasma del disastro nucleare avvenuto nel marzo del 2011 a seguito di un terremoto di magnitudo 9 e il conseguente maremoto non è mai andato via. Ma ora sembra tornare sulle scene con prepotenza, facendo tremare non solo il paese del Sol Levante ma anche quelli vicini, tra cui Russia, Cina e Corea del Sud. L'operatore della centrale attualmente in fase di smantellamento, la Tokyo Electric Power (Tepco), dispone di oltre 1.000 serbatoi per conservare l'acqua trattata, attualmente al 98% della loro capacità.

Prima che l'Aiea consegnasse il suo rapporto l'ambasciatore cinese in Giappone, Wu Jianghao, ha espresso – in una conferenza stama a Tokyo – la contrarietà del suo Paese e ha chiesto che vengano intraprese strade che comprendano un «metodo di trattamento scientifico sicuro, che altre nazioni possano accettare». Secondo il diplomatico il Giappone starebbe dimostrando «poco rispetto per la scienza», che no ha tenuto conto dell’impatto a lungo termine sull’ecosistema marino.

«Forniremo spiegazioni dettagliate su prove scientifiche con elevata trasparenza  e lavoreremo per rafforzare la comprensione della comunità internazionale», ha rassicurato il ministro degli Esteri giapponese, Yoshimasa Hayashi. Nel frattempo però proseguono senza sosta i lavori per lo smantellamento della centrale. Secondo quanto stimato dal governo le operazioni potrebbero andare avanti sino al 2051.

(Unioneonline/v.f.)

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