Nei posti di lavoro così come in famiglia la battaglia culturale coinvolge uomini e donne. Contro i ricatti in ufficio e i femminicidi si vince con l'educazione al rispetto che non ha né può avere genere. Anche perché la cura dei bambini fino alle Medie è affidata a mamme, baby sitter, maestre.

E allora bisogna capire come mai negli uomini che sono stati bambini cresciuti da donne persista un'idea di possesso che uccide chi fugge e una di potere che abusa di chi lavora. Argomenti all'ordine del giorno tutto l'anno, non più temi in discussione l'8 marzo, che pure serve a ricordare la strada percorsa nella conquista dei diritti delle donne e quanta ancora ne resta. Tanta, se neppure il nuovo vento della politica ha saputo migliorare le percentuali di donne in Parlamento: quelle sarde erano sei nella scorsa legislatura, sono sette in questa, su venticinque rappresentanti dell'Isola.

Poche, ancora e sempre poche. Anche qui, uomini e donne devono ragionare insieme sotto la spinta propulsiva di chi è in minoranza nei centri di potere pur essendo maggioranza. La politica si cambia attraverso le modalità di accesso, e non è una questione di quote ma di un'opinione pubblica capace di modificare la società. Le donne sono ovunque ma si scontrano con istituzioni e strutture simboliche non create da loro.

Questo bisogna superare per cambiare una società costruita attorno all'uomo.

Maria Francesca Chiappe
© Riproduzione riservata