Ha chiesto di poter avere nel carcere di Monza in cui è recluso dei libri sull'ebraismo Mattia Del Zotto, il 27enne accusato di aver ucciso due nonni e una zia avvelenandoli col tallio, e di aver tentato di uccidere altre 5 persone.

Il giovane è solo in cella, controllato 24 ore su 24, e ha già avuto un colloquio con uno psichiatra.

Del Zotto è giunto in carcere nella notte tra mercoledì e giovedì. Appare freddo, non lascia trasparire emozioni, come avesse alzato una barriera per chiudersi nel suo mondo, rifiutando quello esterno.

Nel colloquio previsto prima dell'ingresso in prigione, ha toccato tematiche religiose e ha chiesto di poter avere dei libri sull'ebraismo, il credo al quale si è avvicinato negli ultimi tre anni, come lui stesso ha dichiarato agli inquirenti. In carcere non ne avevano e gli hanno dato una Bibbia, che lui ha iniziato a leggere.

Il ragazzo è monitorato continuamente, sottoposto a un regime di sorveglianza intensivo anche da parte di psichiatri e psicologi che devono effettuare una valutazione sul suo stato mentale.

Domani l'interrogatorio dal gip.

Ex magazziniere e operatore di un call center, Del Zotto era disoccupato da due anni. Un periodo durante il quale si era chiuso in casa, aveva cambiato abitudini, allontanato parenti e amici e si era avvicinato a quella che sua madre definisce una "specie di setta".

"Volevo eliminare i soggetti impuri", ha detto ai carabinieri, prima di chiudersi nel silenzio. "Non saprete mai perché l'ho fatto, non devo collaborare con questa istituzione o con altre istituzioni di questo Stato". In cantina aveva nascosto altri 5 flaconi di tallio, gli inquirenti non escludono avesse intenzione di usarli per uccidere i genitori

LE INDAGINI - La svolta nell'inchiesta dei carabinieri che da due mesi indagavano su un vero e proprio giallo, ovvero la provenienza del tallio che stava sterminando un'intera famiglia, è arrivata quando i militari hanno trovato nella casa dei coniugi Palma (zii di Mattia) tracce della sostanza chimica in una tisana. Poi nel pc di Mattia, protetto dalla password "gloriosoDIO", hanno rinvenuto i contatti con una ditta di Padova presso cui il 27enne - sotto il falso nome di Davide Galimberti - aveva ordinato il tallio. È andato a ritirarlo di persona il 15 settembre, come confermato dai tabulati telefonici che hanno tracciato le celle agganciate dal suo cellulare. Poco tempo dopo sono iniziati gli avvelenamenti. Secondo il gip Mattia, oltre alla tisana, avrebbe avvelenato frutta, integratori e altri alimenti che sua mamma portava ai familiari, con i quali lui aveva ormai tagliato i ponti.

(Redazione Online/L)

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