Il tiramisù non era vegano e causò la morte di Anna Bellisario, vent’anni appena. Ora per i produttori è stato chiesto il processo, l’accusa è di omicidio colposo.

La ragazza il 26 gennaio dello scorso anno dopo aver mangiato quel dolce, venduto come vegano, andò in coma per choc anafilattico provocato da tracce di latte, a cui era fortemente  allergica, presenti nel tiramisù. Il 5 febbraio, dopo 10 giorni di agonia, morì.

Oggi il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio hanno chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Loiero e la madre Giovanna Anoia, rispettivamente legale rappresentante e responsabile delle linee produttive della Glg srl, azienda produttrice del “Tiramisun” con maschio Mascherpa. Sono accusati di concorso in omicidio colposo, a carico dei due il 15 gennaio scorso il gip ha emesso una misura di interdizione dall’attività imprenditoriale per un anno.

Quel dolce, come accertato poi dai pm, conteneva mascarpone. Alla Glg, si legge negli atti, «si preparavano i prodotti vegani e non vegani nello stesso ambiente, in contemporanea e sullo stesso tavolo», si confondeva nella produzione di dolci l'uso di «preparati di origine animale», come il mascarpone, e di «ingredienti di origine vegetale».

E chi lavorava nel laboratorio «non aveva una formazione adeguata», viene riportato l’esempio di un dipendente che aveva seguito «solo un corso di carattere generale di 4 ore sulla normativa vigente in tema di igiene degli alimenti».

I due responsabili della Glg, interrogati dal gip, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, ma avevano depositato una memoria dicendosi «addolorati». Se nell'etichetta del prodotto almeno si fosse parlato di «tracce di lattosio o suoi derivati», ha scritto il gip, la giovane «non avrebbe ordinato e consumato il dolce», perché era sempre molto attenta.

Sulla richiesta di processo dovrà esprimersi un gup, ma gli indagati potrebbero anche scegliere di patteggiare. Era stata chiesta dai pm, invece, l'archiviazione per altre posizioni iscritte nell'inchiesta, tra cui il titolare del fast food dove la ragazza aveva cenato quella sera col fidanzato. 

(Unioneonline/L)

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