Il diritto di conservare le foto del matrimonio non ha un "interesse di rango costituzionale".

A dirlo è una sentenza della Cassazione, secondo cui se si perdono le immagini di quello che per alcuni è il "giorno più bello" non si subisce un danno "esistenziale".

Con questa motivazione la corte ha respinto una richiesta di risarcimento per danni patrimoniali avanzata da una sposa romana, che aveva citato in tribunale un atelier fotografico, colpevole di aver perso tutti gli scatti delle sue nozze.

In primo grado, nel 2011, il tribunale di Roma aveva condannato l'atelier a risarcirle i danni "derivanti dalla mancata consegna del servizio fotografico" per non aver adempiuto agli obblighi del contratto.

La corte le aveva poi riconosciuto anche i danni non patrimoniali "da qualificare come danno morale ed esistenziale", sostenendo che l'assenza delle foto "incidesse negativamente sulla vita di Luana per l'impossibilità di rivivere nel tempo le emozioni del matrimonio attraverso il servizio"

Nel 2016, in appello, era stato disposto solo il risarcimento per l'ammontare del costo del servizio fotografico. Secondo la sentenza, i danni non patrimoniali non erano dovuti perché "gli interessi tutelati non erano costituzionalmente rilevanti".

La sposa sosteneva invece che l'atelier avesse leso il suo "diritto alla memoria o al ricordo", parte del diritto all'identità personale sancito dall'articolo 2 della Costituzione, di un "evento non ripetibile e di notevole importanza personale".

La Cassazione ha respinto la tesi avanzata dall'avvocato della donna, sostenendo che "pur trattandosi di una situazione certamente in grado di creare turbamenti d'animo", il danno subito non è così grave "da incidere su interessi di rango costituzionale".

(Unioneonline/F)
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