Mentre ancora si scava tra il fango a Livorno per cercare l'ultimo disperso e si preparano i funerali delle sette vittime (tra cui un bambino) i cui corpi sono stati trovati, cominciano a emergere i numeri dei miliardi che l'Italia ha a disposizione per arginare il rischio idrogeologico.

Sono 7,7 miliardi di euro, per la precisione, da spendere entro il 2023 per costruire muri di contenimento, casse di espansione per le piene, allargare i canali tombati, rinforzare argini e scolmatori.

Eppure nel Piano "Italiasicura" del 2014 lanciato dal governo Renzi nel maggio del 2014 sono stati spesi appena 114 milioni di euro: in totale poco più dell'1 per cento di quanto si ha a disposizione.

"L'Italia sconta un ritardo storico sulle progettazioni - commenta Erasmo De Angelis, capo della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico -. Non ha la cultura della prevenzione".

STATO-REGIONE - Un ritardo che è anche dovuto alle mancanze delle Regioni: tra gli 8.926 interventi "necessari e prioritari" segnalati quando fu lanciato il Piano, appena il 6 per cento sono corredati di un progetto esecutivo. In quel caso lo Stato non può nulla, perché i finanziamenti partono solo quando c'è un piano dettagliato.

IN SARDEGNA - L'Isola è una regione di eccellenza, in questo caso: ha richiesto finora 52 milioni di euro per sanare le situazioni di emergenza nel'Ogliastra e nel territorio di Pirri. Con 38 milioni di euro le emergenze sono state chiuse.

(Redazione Online/D)

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