"È già morto? Allora non serviamo più".

Emergono a poco più di 5 mesi di distanza dalla morte per emorragia di Marco D'Aniello, 42enne di Pompei deceduto alla stazione centrale di Napoli, le registrazioni della telefonata con cui si chiedevano soccorsi.

E non fu una sola, la chiamata. A comporre il 118 furono prima gli uomini della vigilanza, poi la polizia ferroviaria, infine - disperato - persino un passante che non riusciva a guardare quell'uomo a terra vomitare litri di sangue.

La risposta, a tutti, è stata sempre la stessa: "Non ci sono ambulanze".

Ed è in particolare uno scambio, tutto registrato dal sistema del 118, che rischia di mettere nei guai il personale che rispose alle richieste.

"Senta - dice il passante al telefono - lo stanno lasciando morire qui, a terra. Io penso che già è morto, anche". "Ah, quindi non serve più l'ambulanza? - chiede l'operatore - Lei ha detto che è morto". "E che sono un medico io?", risponde il passante sconcertato.

Intanto Marco D'Aniello, malato di talassemia, a 30 minuti da quella crisi, è morto al binario 14 della stazione di Napoli.

LE INDAGINI - Stando a un'indagine interna dell'Asl Napoli 1, il mezzo di soccorso c'era ma, per motivi da accertare, non è stato inviato sul posto: intanto gli operatori coinvolti sono stati temporaneamente sospesi.

(Unioneonline/D)
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