Le paure e l'angoscia ci sono ancora, ci vuole tempo per metabolizzarle, anche perché in 16 anni si sono ben ancorate. Ma pian piano Saverio De Sario , 49 anni, ha ripreso i ritmi della sua vita, che per lungo tempo si è fermata. Ieri è diventata definitiva la sentenza che lo scorso 21 aprile in Corte d'appello a Perugia (al termine del processo di revisione) lo ha assolto dalle terribili accuse di violenza sessuale nei confronti dei figli all'epoca minorenni. Sono stati proprio i ragazzi nel settembre di due anni fa a ritrattare le accuse, spiegando di averlo fatto perché costretti dalla madre. Dal 21 aprile l'autotrasportatore di Abbasanta è tornato in libertà, dopo 18 mesi di carcere oltre ai 14 fatti in custodia cautelare, e da qualche settimana ha ripreso a lavorare. Ora, però, aspetta che la Giustizia saldi il conto con lui. L'avvocato Massimiliano Battagliola , che ha seguito la battaglia portata avanti dai figli di Saverio De Sario, Gabriele e Michele , e dalla sorella Rita , depositerà la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione pari a un milione e mezzo di euro.

IL RITORNO ALLA VITA - "Non è stato semplice riprendermi la mia vita" ha detto Saverio De Sario, "dopo 16 anni di angoscia per essere stato coinvolto in una inchiesta con accuse così gravi nei confronti dei miei figli. Accuse assolutamente false". L'inchiesta era, infatti, partita nel 2001 e per De Sario si aprirono le porte del carcere in esecuzione di una misura cautelare per 14 mesi. Poi i processi, in Tribunale e in Appello, chiusi con una condanna a 9 anni e nel giugno di due anni fa quella sentenza era diventata esecutiva. Quindi altri 18 mesi di carcere. "Nella ripresa dei ritmi normali il lavoro è stato fondamentale" dice l'autotrasportatore, che dal 24 maggio è tornato alla sua occupazione. "Ho trovato grande solidarietà nella mia azienda che mi ha accolto di nuovo al lavoro ma sto cercando di recuperare i ritmi sia dal punto di vista psicologico che da quello fisico: per due anni in carcere l'attività si è quasi fermata e, infatti, il primo mese fuori dal carcere è stato necessario per il reinserimento alla quotidianità. È necessario anche recuperare il tempo perso, soprattutto nel rapporto coi miei figli: non li ho visti per dieci anni. In tutto questo tempo è stato fondamentale il supporto dei miei fratelli e dei figli". Poi il pensiero corre alla sua ex moglie, che 16 anni fa aveva fatto scattare l'inchiesta: "Credo che sia stata lei ad aver perso di più. Ha perso la stima e il rapporto con i figli, che sarà difficile recuperare anche con il passare del tempo".

Patrizia Mocci

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