«Ci vuole un bel po' di storia per spiegare un po' di tradizione». Nelle parole dello scrittore Henry James la forza di culture con radici fortissime, che vengono, in una lunga sequenza temporale, vissute e rinnovate con amore e rispetto. Così è sempre molto viva la tradizione legata al culto di Sant’Antioco che trova la sua massima espressione nella festa che viene celebrata nel centro lagunare dal 12 al 15 aprile. È la 665esima volta che si rinnova l’omaggio al Patrono della Sardegna.

La storia di Antioco

C’è una Passio che descrive il martirologio. Antioco è nato nel 95-96 d.C. in Mauritania, che faceva parte del vastissimo lmpero di Roma. Padre Tommaso Napoli, nel suo libretto “Vita, Invenzione e Miracoli del glorioso Martire Sant’Antioco”, pubblicato a Cagliari nella Reale Stamperia nel 1734, fa questo ritratto del Santo arrivato dall’Africa: “Piamente e cristianamente educato il nostro Antioco applicossi dopo i primi studi a quello della medicina, che gli servì di mezzo opportuno per facilitargli la conversione d’un gran numero d’infedeli”. Il “medico” africano, per ordine dell’imperatore Adriano, viene arrestato e torturato per poi essere condannato all’esilio nell’isola di Sulky dove converte anche il suo carceriere Ciriaco. A quel punto viene decisa una punizione esemplare. È un simbolo della fede, la autorità imperiali lo condannano alla pena capitale. Antioco muore nel 127. In breve tempo si diffonde la sua fama. Nasce una devozione che ha radici antiche e robuste.

La festa di metà aprile

Dal 12 al 15 aprile a Sant’Antioco tutti gli eventi, tra sacro e profano, che caratterizzano la 665ª edizione, nel quadro dei grandi eventi identitari della Regione. Lunedì 15 aprile il momento più atteso, il rito solenne de Sa Festa Manna. La messa solenne sarà trasmessa in diretta su Videolina a partire dalle 17.30. A seguire la processione aperta da 60 cavalieri e amazzoni. Accompagneranno il Santo anche gruppi con gli abiti della tradizione, in rappresentanza dei Comuni in cui è presente il culto di Sant’Antioco. La giornata, attraversata dalle note dei cori polifonici e dei suonatori di launeddas, si concluderà con i fuochi d’artificio in laguna. Il 14 aprile al centro dell’attenzione ci saranno le traccas, che partiranno alle 17 dal Lungomare Silvio Olla per poi raggiungere il centro: con la loro presenza rievocano l’arrivo dei fedeli che nel passato giungevano a Sant’Antioco a bordo del tipico mezzo di trasporto utilizzato nelle comunità rurali. Previsti anche diversi momenti di spettacolo che avranno luogo in Piazza Ferralasco: il 13 aprile il concerto di Dargen D’Amico, il 14 sale sul palco Eugenio Finardi. Il giorno successivo il doppio concerto delle band “Nuvolari canta” e Zirighiltaggia per il tributo a Fabrizio De Andrè. Sempre in piazza Ferralasco il villaggio Food Music experience con tante proposte enogastronomiche. Nel fitto programma, il 12 aprile alle 17.30 nell’aula consiliare, anche il convegno “L’abbigliamento popolare e le Traccas nelle processioni religiose”. Il 13, in mattinata, viene presentato il Travel Book dedicato alla città di Sant’Antioco, curato dalla giornalista Silvia Ugolotti. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, si svolge la processione de Is cocois de su Santu: le donne, con l’abito tradizionale, saranno le protagoniste di un rito molto sentito.

L’attesa

«È una festa», spiega il sindaco Ignazio Locci, «molto amata dalla comunità, un rito antico di cui gli studiosi hanno trovato tracce significative negli archivi di Cagliari e Barcellona. Per i fedeli è un momento di grande coinvolgimento emotivo. Il cuore di tutte le celebrazioni è la Basilica di Sant’Antioco, culla, insieme alle catacombe, della cristianità sarda, e meta del pellegrinaggio di tanti fedeli. L’evento è anche un forte richiamo turistico. Nelle strutture registriamo il tutto esaurito. Si tratta del primo vero test in vista della stagione estiva».

Per gli assessori al Turismo e alla Cultura, Roberta Serrenti e Luca Mereu, «è un momento importantissimo per Sant’Antioco: l’identità e lo spirito di un popolo si manifestano pienamente».

Massimiliano Rais

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