Circa 6mila famiglie sarde sono da oggi coinvolte nell'interruzione dell'erogazione del reddito di cittadinanza. E sono già in molto coloro che si stanno rivolgendo ai servizi sociali dei comuni per non incorrere nella sospensione della misura.

«Gli operatori - spiega però proprio l'Ordine degli assistenti sociali - si ritrovano ad assolvere a carichi di lavoro non più sostenibili, senza peraltro disporre degli adeguati strumenti informativi e amministrativi per poter offrire risposte certe».

La presidente, Milena Piazza, ha scritto al presidente della Regione, Christian Solinas, agli assessori al Lavoro e alle Politiche sociali, al direttore regionale dell'Inps e al direttore dell'Aspal. Un invito «affinché si adoperino per porre in essere ogni misura utile a tutelare l'incolumità degli assistenti sociali e per prevenire ogni forma di aggressione a loro danno e consentire ai servizi di lavorare in serenità». Un vero e proprio sos.

«Non possono essere i professionisti dell'aiuto a pagare il prezzo di modalità non adeguatamente ponderate - ha affermato Piazza - ed è anche per queste ragioni che facciamo appello alle istituzioni perché sostengano la richiesta finalizzata ad una proroga dei termini, per consentire così adeguate informazioni ai cittadini, i quali e come è noto non tutti si trovano in condizioni di inoccupabilità (secondo i nuovi criteri) e anche per coloro che potrebbero continuare a beneficiare della misura, la "presa in carico" da parte dei servizi sociali non è un iter di pochi giorni».

L'ordine degli assistenti sociali ha invitato inoltre la Regione a incrementare i fondi destinati al reddito di inclusione sociale, una «misura che in Sardegna ha saputo fino ad oggi dare risposte concrete ai cittadini che non rientrano nei requisiti più stringenti del reddito di cittadinanza e di cui oggi si sente ancor più necessità».

COSA CAMBIA E I NODI SUL TAVOLO – Il Reddito di Cittadinanza rimarrà fino a fine 2023 ma solo per le famiglie che, oltre a difficoltà di reddito, hanno minori, disabili o anziani e per quelle in cui è acclarato un forte disagio sociale con la presa in carico dei comuni. Dal primo gennaio 2024 si trasformerà in assegno di inclusione. Scompare invece da agosto per i soggetti in grado di lavorare, che dal primo settembre potranno richiedere il Sostegno alla Formazione e Lavoro (Sfl) che ha l'obiettivo di favorire un percorso verso l'occupazione. Si tratta comunque di una stretta, che poterà un risparmio stimato sui 3 miliardi sui circa 8 spesi per il reddito.

LA SOSPENSIONE – Sono 160mila le famiglie (6mila nell’Isola) che beneficiavano del reddito o della pensioni di cittadinanza e che hanno ricevuto il messaggino dell'Inps di sospensione del sussidio da agosto. L'ultima rata è arrivata il 27 luglio.

CHI PUÒ RIENTRARE – È previsto che, chi a perso il Rdc, possa rientrare se entro la fine di ottobre sarà preso in carico dai servizi sociali dei comuni, tramite comunicazione su una piattaforma chiamata GePi. Otterrà così il Reddito di Cittadinanza fino a tutto il 2023. A rientrare nel sussidio potrebbero essere persone con dipendenze, donne vittime di violenza, persone in carico ai servizi psichiatrici, i senza fissa dimora.

IL SOSTEGNO ALLA FORMAZIONE – Prevede il pagamento di 350 euro per un massimo di 12 mesi per ogni singola persona che avvia il percorso verso il lavoro ed è decaduta dal Rdc. Quindi può essere pagato anche a più di un componente per famiglia. La domanda si può fare dal primo settembre. Spetta a chi si è già attivato per progetti utili alla collettività o percorsi di formazione, attraverso una piattaforma (la Siisl): ma questa piattaforma ancora non esiste anche se si punta ad attivarla in tempo utile. Il Tfl spetta anche a chi partecipa già ai programmi nazionali per la Garanzia Occupabilità Lavoratori.

(Unioneonline/v.l.)

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