La bolletta dei misteri. Arriva da Sassari il caso kafkiano che ha coinvolto uno studio legale del capoluogo turritano e un noto gestore telefonico.

«Disdico nel 2018 la linea dello studio di Ittiri - riferisce l’avvocato, che vuole restare anonimo - e pago la fattura». Ma nel 2019 gli piomba addosso una bolletta salasso: 600 euro, di cui 495 riferite all’utenza staccata del paese.

«Allora scorporo le spese, pagando Sassari ma non Ittiri perché il debito non aveva ragione d’essere». Ma se per il legale l’errore è della controparte, questa pensa bene di staccargli internet e telefono degli uffici di Sassari. Il professionista fa allora reclamo e il tutto si riattiva nel giro di qualche giorno. Si tratta solo di una tregua, della durata però di quattro anni, perché a marzo 2023, come dal regno dei morti, riappare la fattura con l’addebito monstre.

«E con questa - spiega l’avvocato Josè Porru, che ha seguito la pratica - un’altra disattivazione della linea che permetteva al collega solo di ricevere chiamate danneggiando in modo grave la sua attività». Situazione paradossale anche perché, contattato il gestore, la risposta è una sola: «Non ci risultano bollette non pagate».

Le ultime parole famose visto che, appena cinque giorni dopo, la posta consegna la risoluzione contrattuale con il fantasma, molto concreto, di 495 euro da saldare. «Allora attiviamo l’organismo di mediazione - continua Porru - ma loro non si presentano».

L’ultima spiaggia è rivolgersi al giudice che, il 26 giugno, ordina l’immediato ripristino dell’utenza. «E nonostante fosse un provvedimento d’urgenza - riferisce la “vittima”- hanno impiegato due settimane per ridarmi internet e telefono». Ma non finisce qui, il gestore ammette alla fine che i famosi 495 euro non erano dovuti e la somma torna allora nel dimenticatoio. O almeno si spera.  

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