Un dramma della solitudine come tanti eppure diverso, unico, come lo è ogni essere umano. Cesare Spiga, 62 anni, è morto nei giorni scorsi a Sassari in un piccolo appartamento, dove viveva da solo, in una traversa di Corso Trinità. Il cadavere sarebbe stato trovato in condizioni di degrado e identificato con difficoltà.

Quel volto, quasi irriconoscibile, aveva raggiunto una certa notorietà nel 2016 quando Cesare, senza lavoro e ridotto a una vita da clochard, venne ospitato dal leader del gruppo comico dei Tressardi Umberto Graziano. «È stato circa 40 giorni a casa mia - racconta Graziano - L’ho aiutato ad avere una abitazione e a trovare un’occupazione». La storia di quell’inusuale tentativo di salvataggio diviene presto popolare e verrà raccontata sulle tv nazionali e locali. «Siamo stati al "Maurizio Costanzo Show” - continua Umberto - e a “I fatti vostri” da Giancarlo Magalli». E così Spiga, che si trascinava una storia familiare che definire disagiata sarebbe un eufemismo, da Genova al Sulcis a Sassari, riesce a uscire dal cono d’ombra degli invisibili, quello a cui la vita l’aveva da sempre condannato. Ma quel marchio oscuro gli resta impresso sulla pelle e non riesce a cancellarlo. Perde i lavori, ricomincia a mendicare, si ammala.

Forse era seguito dai servizi sociali del Comune che però, contattati, si trincerano dietro la riservatezza. Di certo viene ricoverato per diverso tempo e fino a due mesi fa sarebbe stato in ospedale. «L’ho visto a febbraio - ricorda il frontman dei Tressardi - mi diceva di stare molto male». Poi la morte e il ritorno all’anonimato di chi ha sfiorato la celebrità finendo inghiottito di nuovo dalla propria storia.    

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