Arriva alle battute finali, in tribunale a Sassari, il processo per la morte di Carlo Dessole, deceduto a causa di un aneurisma nel marzo 2018. Nel procedimento sono imputati nove medici che devono rispondere dell'accusa di omicidio colposo per la scomparsa del pensionato, che aveva perso la vita in seguito all'operazione chirurgica.

Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Paolo Piras, vi sarebbe stata “negligenza” perché non si sarebbe proceduto con urgenza all’operazione. E ieri è stato il turno delle dichiarazioni spontanee rilasciate da alcuni dottori imputati come, tra questi, l'allora direttore della Clinica di chirurgia cardiovascolare Eugenio Martelli. Il professionista ha riferito su cosa significhi “urgentizzare l'intervento” e sul fatto che non avrebbe avuto senso operare sabato l'uomo, quando ancora stava bene, e che, ha ricordato, «aveva cominciato a diventare sintomatico soltanto la domenica sera».

«Se a seguito di questo processo - ha dichiarato il docente - questa équipe chirurgica fosse ritenuta responsabile dovremmo adoperarci necessariamente per modificare le linee guida mondiali per la gestione di questa patologia». E ha poi concluso: «Signor giudice, credo pertanto di poter affermare che si è fatto tutto, davvero tutto il possibile ed umanamente esigibile all'interno del nostro sistema sanitario nazionale».

La dottoressa Maria Antonietta Casu, presente quel giorno nel reparto, ha ripercorso, momento per momento, i passi intrapresi appena Dessole aveva mostrato i primi sintomi, tra tac ed esami, fino all'intervento, lavorando sul filo dei minuti. «La domanda che mi faccio da 5 anni e 9 mesi è questa - ha affermato - in che cosa ho ritardato? Nella prima, nella seconda fase? Che cosa si poteva fare di più? Io penso che solo chi affronta questo lavoro può sapere quanto può essere complicato e difficoltoso fare tutto questo, si corre contro il tempo. Rigetto le accuse».

Hanno poi preso la parola anche i medici Franco Piredda e Gianfranco Fadda, che hanno giustificato il loro operato assicurando di aver lavorato secondo «quello che prescrive la letteratura medica».

La giudice Claudia Sechi ha rinviato il processo a febbraio per un'udienza interlocutoria prima della discussione del pm e della parte civile calendarizzata per aprile 2024.

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