«La pista ciclabile di Maria Pia non è pericolosa, è un’opera moderna realizzata nel rispetto delle norme». Il Parco di Porto Conte replica alle accuse del Movimento 5 Stelle che, con le consigliere comunali Maria Antonietta Alivesi e Giusy Di Maio, aveva gettato ombre sul progetto del nuovo tracciato dedicato alle due ruote, ritenendolo di grande impatto ambientale e persino pericoloso per i ciclisti.

«Ancora attacchi ingiustificati ed infondati alle iniziative del Parco. La pista ciclabile di cui si chiede la modifica progettuale è stata già realizzata nel rispetto delle norme in materia dopo essere stata regolarmente autorizzata in conferenza di servizi in ossequio a tutte le prescrizioni dettate tra gli altri dall’Assessorato regionale competente per rete ciclabile regionale e in stretto raccordo con l’Amministrazione comunale», dice Adriano Grossi, componente del Cda del Parco di Porto Conte.

La pista che si sta ultimando lungo la via Emilia, realizzata dal Parco con un finanziamento della Rete metropolitana, mette in collegamento il tratto finale della ciclabile di via Lido con viale Burruni. «Una interconnessione attesa da decenni, che consentirà tra l’altro ai cittadini ciclisti di raggiungere con comodità l’area sportiva di Maria Pia», incalza Grossi, sottolineando che «a differenza di quanto affermato da chi continua a criticare il Parco per partito preso, le intersezioni a raso presenti sono ben segnalate con segnaletica orizzontale e verticale a norma del codice della strada. Sugli attraversamenti di Viale Burruni e Viale Primo Maggio sono presenti addirittura fanali brandeggianti ad indicare il passaggio dei ciclisti, operativi giorno e notte e dotati di pannelli fotovoltaici. Le intersezioni interne a Maria Pia sono tra l’altro a basso indice di pericolosità perché scarsamente trafficate e a limite di velocità ridotto».

Adriano Grossi si dice dunque dispiaciuto nel rilevare «come si continui ad accanirsi sulle iniziative promosse dal Parco ponendo e insinuando dubbi sulla legittimità e correttezza dell’intervento (e sulla professionalità della struttura del Parco e dei tecnici incaricati) peraltro autorizzato dagli enti preposti. Basta approfondire il progetto e quanto già attuato per rendersi conto che le critiche sono prive di fondamento».

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