Assalto ai portavalori, il vigilante ferito: «Sono stato fortunato»
Il caposcorta Giuseppe Silvetti: «Voglio tornare presto a fare il mio lavoro»«Mi ritengo fortunato». Giuseppe Silvetti, una delle nove guardie giurate assalite da un commando armato mercoledì scorso al bivio per Siligo, commenta il suo stato d'animo senza intervenire in merito a quanto accaduto, su cui vige il riserbo dovuto all'indagine in corso.
Giuseppe, 39 anni, sassarese, e caposcorta di uno dei furgoni della Vigilpol, ha riportato delle conseguenze fisiche. «Una piccola scheggia alla tibia, una contusione al costato e una lesione al crociato destro». Che, con tutta probabilità, lo porterà sotto i ferri interrompendo la carriera da calciatore. «Ho giocato per 34 anni, adesso farò l'allenatore in seconda». La domanda è inevitabile ripensando all'assalto: ha avuto paura? «No. Ma non ho fatto l'eroe, solo il mio dovere». Se la sentirà di salire di nuovo su un furgone portavalori. «Assolutamente sì. Voglio continuare e spero di ritornare presto al lavoro».
Silvetti è uno sportivo, esperto anche di difesa personale e ha fatto dei corsi di difesa da strada. «Dove impari che prima di agire bisogna pensare, come è stato fatto l'altro giorno». Un mestiere complesso, quello del vigilante. «Il nostro è un lavoro sottopagato», riflette lui che mercoledì era caposcorta di uno dei blindati e da 7 anni è guardia giurata armata, «in cui si fanno centinaia di chilometri al giorno. Ma si lavora anche nel servizio di piantonamento».
Si è sentito solo durante l'assalto? «No, anzi voglio dare un abbraccio grandissimo ai miei colleghi, persone stupende che ho sentito anche da poco in videochiamata».
La prima telefonata, dopo i contatti con le forze dell'ordine, che il 39enne ha fatto invece mercoledì, appena concluso l'assalto, è stata a sua moglie che, per fortuna, era ancora ignara di quanto avvenuto. «Siamo sposati da quasi due anni».