Sardegna maglia nera nel settore sanità: secondo il rapporto Crea, che stila la classifica dei Servizi sanitari regionali (Ssr), l'Isola è agli ultimi posti, mentre in vetta si trovano le Province autonome di Trento e Bolzano.

Buone anche le posizioni per Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto.

La sesta edizione del progetto "La misura della performance dei Ssr" condotto dal Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata è stata presentata oggi a Roma.

Un comitato qualificato di esperti, con 100 rappresentanti delle diverse categorie tra utenti, istituzioni, professioni sanitari, management aziendale e industria medicale, ha valutato le prestazioni con l'obiettivo di fornire "un contributo alla definizione delle politiche sanitarie, con la finalità di rappresentare una modalità 'terza' di valutazione dei livelli di tutela e promozione della salute a livello regionale, capace di fornire una indicazione sul livello di legittima aspettativa che il cittadino può detenere nei confronti della salute perseguibile nei diversi contesti regionali".

Per realizzare la classifica, nella quale la Sardegna si trova alle ultime posizioni insieme a Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Calabria, è stata misurata la performance considerando la domanda e non l'offerta pubblica.

"Il progetto - dicono gli esperti - evidenzia come il divario Nord-Sud nel Sistema sanitario nazionale italiano trovi una nuova declinazione nei criteri di misurazione della performance. In ogni caso il divario tra chi opera in regioni in sostanziale equilibrio e chi in regioni in piano di rientro tende a ridursi, proporzionalmente al progressivo superamento delle condizioni di 'ritardo' delle regioni in piano di rientro".

In generale, però, "i livelli di soddisfazione sono relativamente scarsi; anche i migliori risultati regionali raggiunti sono infatti ben lontani da una performance ottimale - osserva il report - soprattutto nella prospettiva degli utenti e delle istituzioni; di contro, professionisti sanitari e management aziendale risultano decisamente più 'realisti' rispetto ai livelli raggiunti. Sul lato dell'offerta invece prevale il convincimento degli esperti, suffragato peraltro da molte ragioni, di avere fatto il massimo con le risorse disponibili".

Le regioni che investono nel settore, infatti, "sono anche quelle che complessivamente risultano in posizioni di vertice nella nostra classifica - spiega Federico Spandonaro, presidente Crea Sanità - Quindi

a questo punto il tema diventa quello dell'investimento in sanità. Mentre il secondo messaggio è che in vetta alla classifica c'è il Nord-Est, specialmente le regioni che hanno investito sull'integrazione socio-sanitaria, e questo ci sta con l'evoluzione demografica del Paese. Oggi - conclude - una buona performance non è solo sanitaria ma ha bisogno assolutamente integrarsi con la dimensione sociale. Nelle prime posizioni ci cono proprio le regioni che hanno investito di più su questo tema".

L'ASSESSORE - Il documento in questione, commenta Luigi Arru, assessore regionale alla Sanità, "riguarda l'utilizzo di indicatori che valutano non la qualità professionale, ma la performance misurata secondo il parere di un panel di 100 componenti".

"In particolare - aggiunge - sono stati utilizzati indicatori quali Sociale, Equità (che misura, ad esempio, la percentuale delle famiglie impoverite a causa di spese sanitarie out of pocket); Esiti, ovvero il sistema nazionale di valutazione dell'efficienza delle cure. Lo studio tiene conto inoltre della valutazione dell'appropriatezza delle cure, in particolare riferita ai pazienti con infarto del miocardio trattati con angioplastica entro le 48 ore".

In sostanza, "si tratta di uno studio sul lato della domanda, come precisano gli stessi autori del Crea, che analizza le diverse dimensioni della tutela regionale del diritto alla salute, non è quindi volto a misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi di Sanità pubblica".

(Unioneonline/s.s.)

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