Se il Pd, a livello nazionale, con l’elezione alla segreteria di Elly Schlein sembra aver imboccato una strada precisa e nel segno della discontinuità rispetto al passato (gli elettori diranno poi se la scelta è stata giusta), in Sardegna i Dem proseguono sulla solita strada, lastricata di liti, ripicche, invidie, piccoli imbrogli, manovre sotterranee.
A proposito di queste ultime, in queste ore ne sono in corso parecchie. C’è il pasticciaccio di Quartu da risolvere, un impiccio che sta impedendo la proclamazione del nuovo segretario regionale.
Mentre è in corso un testa a testa tra Piero Comandini e Giuseppe Meloni, ecco che nasce una contestazione sulle modalità del voto a Quartu. «Hanno partecipato elettori del centrodestra e», niente meno, «anche esponenti dell’amministrazione comunale».
Passi per gli elettori del centrodestra (ma se si fanno primarie aperte è un rischio che si deve correre) ma perché mai esponenti dell’amministrazione comunale non dovrebbero partecipare alle primarie?
La verità è un'altra: c’è chi teme il verdetto delle urne di Quartu. Perché potrebbero volgere a favore di Giuseppe Meloni, avanti nei voti ma indietro nei delegati al congresso regionale, quelli che contano per l’elezione alla segreteria.
Alle 15,30 si dovrebbe riunire la commissione elettorale, saltata ieri con l’incredibile giustificazione di un impegno di natura medica del presidente, in realtà rinviata per permettere una delle tante trattative sotterranee. 
Per farla breve, il tentativo è di sterilizzare il voto di Quartu perché non piace a qualcuno dei maggiorenti piddini.
Un grande e fulgido esempio di democrazia, la strada giusta per riconquistare la fiducia degli elettori.

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