La compagna dell'ucciso era riuscita a disarmare Peppuccio Doa. Poi il pensionato è rientrato in possesso dell'arma e ha fatto fuoco, sotto gli occhi di sua moglie.

Andrea e Roberto Caddori, 43 e 46 anni, centrati in pieno dalla tempesta di piombo, sono caduti riversi sulle scale. Cesseranno di vivere un'ora dopo, nonostante i disperati tentativi di rianimazione.

Emergono particolari agghiaccianti sul duplice delitto che mercoledì pomeriggio ha sconvolto Arzana. E gli uomini del commissariato di Lanusei, cui il pm Nicola Giua Marassi ha affidato l'inchiesta, cominciano a fare chiarezza su ciò che è accaduto nella palazzina di via Brigata Sassari.

Hanno ascoltato tutti i testimoni oculari e cercato di ricostruire i drammatici minuti che hanno preceduto la tragica sparatoria. Non è facile, viste le versioni opposte fornite dalle donne che hanno assistito al delitto.

La moglie di Andrea Caddori e la sorella delle vittime, Bruna, da una parte, la consorte dell'omicida dall'altra. Gli inquirenti liquidano invece come poco attendibili le dichiarazioni di Maria Doa, sorella dell'assassino e zia acquisita delle vittime. Maltrattata dai nipoti? In Procura non si sbilanciano.

Ieri pomeriggio, eseguendo la misura cautelare disposta dal giudice, Peppuccio Doa, difeso dall'avvocato Pierluigi Concas, è stato dimesso dall'ospedale e trasferito nel carcere di Lanusei.
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