L'Unione dei Comuni va verso lo scioglimento. «Serve un ente che funzioni, che svolga il proprio ruolo, che si impegni a dare risposte certe al territorio, che programmi e coordini il futuro del Marghine anche in termini economici».

È quanto scrive il sindaco di Sindia, Franco Scanu, in merito alla crisi politica in atto all'Unione dei Comuni del Marghine, ormai cronica e senza spiragli di soluzione, divisa in due fazioni, che vede da una parte il presidente Gian Pietro Arca, sindaco di Silanus, (del quale si chiedono le dimissioni), con i sindaci di Bortigali, Lei, Noragugume e Birori. Dall'altra i sindaci di Macomer, Bolotana, Borore, Dualchi e Sindia.

«Le mie comunicazioni»,  scrive in una nota Scanu, «per procedere a un incontro, anche in delegazione tra le due fazioni contendenti, sono cadute nel vuoto. Non è pervenuta nessuna risposta. È passato troppo tempo da quando la spaccatura all'interno dell'assemblea è emersa in tutti i suoi aspetti, rendendo l'ente immobile e inoperoso. Dal presidente in carica mi sarei aspettato una proposta di riconciliazione o un segnale che potesse servire a placare gli animi e trovare una giusta soluzione ai problemi».

Se non si è in grado di garantire il ruolo istituzionale dell'ente «abbiamo il dovere, la consapevolezza ed il coraggio di decretare lo scioglimento dell'Unione dei Comuni del Marghine, di constatare il fallimento della politica locale e rendere liberi i Comuni al fine di potersi associare, eventualmente, ad altri entri precostituiti eo crearne dei nuovi».  

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