E sono quattro. La Soprintendenza speciale per il Pnrr, organo del Ministero della Cultura chiamato a esprimersi sui progetti di installazione di impianti per le energie rinnovabili depositati negli uffici della Transizione ecologica, stronca il quarto parco eolico proposto per la Marmilla. 

La bocciatura stavolta spetta al piano “Collinas” della Sorgenia Renewables Srl, che vorrebbe installare 8 torri «di altezza fino a 125 metri e diametro del rotore fino a 170». Un parere negativo – e molto argomentato – era arrivato per altri progetti nello stesso territorio: Luminu (proposto dalla Grv Wind Sardegna Srl nei comuni di Barumini, Escolca, Gergei, Las Plassas, Villanovafranca, Genoni, Gesturi, Nuragus), Marmilla (proposto dalla società milanese Engie Trexenta Srl  nei comuni di Sardara, Villanovaforru, Sanluri e Furtei),   e “Serras” (della società torinese Asja Serra Srl a Sardara, Villanovaforru, Sanluri e Lunamatrona). 

Le argomentazioni del Soprintendente speciale, Luigi La Rocca, sembrano ricalcate sulle posizioni dei comitati locali che si oppongono all’invasione eolica della Sardegna. Ma hanno peso maggiore, visto che il suo è un parere che va a incidere sull’esito della procedura di (eventuale) autorizzazione. 

Oltre il limite

Sul piano generale, la Soprintendenza scrive: «In Sardegna  è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030 sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto». Insomma: le richieste dell’Europa sono abbondantemente soddisfatte, è in corso una speculazione. 

Varicella delle rinnovabili

Tra i documenti è riportata anche una mappa della Sardegna: a ogni puntino corrisponde un impianto proposto. L’Isola avrebbe la varicella delle rinnovabili. Tanto che è la stessa Soprintendenza a scrivere che «l’impatto cumulativo globale  non avrebbe eguali se tutti» gli impianti venissero  «realizzati,  a dimostrazione di come la pianificazione in materia di impianti di energie rinnovabili non sia in alcun modo adeguata a contemperare la molteplice presenza di impianti sul territorio e il relativo carico di saturazione per la tutela anche del patrimonio culturale e il paesaggio». 

La mappa dell'invasione in Sardegna
La mappa dell'invasione in Sardegna
La mappa dell'invasione in Sardegna

Rischio devastazione del paesaggio

Scendendo nel particolare si legge che «l’impianto in esame», ossia quello pensato per Collinas, «si colloca come elemento estraneo di natura industriale, le cui strutture di eccessiva altezza (pari a 210 m) rispetto a qualsiasi altro elemento naturale e antropico esistente nella medesima area, costituiscono una frammentazione del paesaggio esistente, stante la dimostrata intervisibilità dello stesso solo impianto qui in esame da lunghe distanze». 

Se le pale venissero realizzate, poi, la conseguenza sarebbe la «automatica classificazione di tutte le aree naturali ed agricole circostanti i singoli aerogeneratori, per 500 metri, quali “aree idonee” ex lege per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili, tanto da costituire per lo stesso ministero la legittimazione per la trasformazione/distruzione del medesimo paesaggio naturale/agricolo tramite la sua trasformazione totale in un paesaggio industriale». Si scatenerebbe un devastante effetto a catena. 

Archeologia e incendi

L’organo di controllo speciale richiama anche il parere della Regione secondo il quale le pale «comporterebbero una lesione degli elementi storico-identitari del paesaggio», costellato di nuraghi e siti archeologici (a 750 metri c’è il nuraghe Genna Maria)  e «una irrimediabile lesione del proprio ambiente e un danno alla propria prevalente vocazione agricola». Non solo: quelle torri alte 210 metri sarebbero un pericoloso ostacolo per il volo dei mezzi aerei dell’antincendio e la società proponente avrebbe sottovalutato il problema, anche se il fuoco in quel territorio, purtroppo, non è infrequente. 

Per questi (e altri, vari) motivi la Soprintendenza speciale «esprime parere tecnico istruttorio negativo alla pronuncia di compatibilità ambientale».  

Il gruppo di intervento giuridico

«Altro che la vaneggiata sostituzione etnica di Lollobrigidiana memoria, qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria»: questo il commento di Stefano Deliperi, del Gruppo di intervento giuridico, dopo aver letto le carte e il parere ministeriale. L’associazione ecologista è in prima linea contro la speculazione energetica e deposita osservazioni quasi su ogni procedura. Non una posizione preconcetta contro le rinnovabili, ovviamente: «Ribadiamo ancora una volta la nostra proposta», sottolinea Deliperi, «sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (Vas), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica»

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