Risse, spedizioni punitive, aggressioni ai tifosi rivali in strada o nelle strutture ricettive, assalti ai bus, minacce. 

A coordinare tre anni di azioni violente degli Sconvolts, tifoseria organizzata della squadra rossoblù, un quadrumvirato dirigente che affidava i compiti di pedinamento degli ultrà rivali e ordinava i blitz finanziati con i soldi raccolti dalla vendita di sciarpe, con le lotterie per le maglie dei calciatori del Cagliari e con attività di spaccio

Le indagini della Digos cagliaritana hanno portato all'ordinanza eseguita ieri mattina all'alba. Duecento agenti della polizia hanno fatto irruzione alle prime luci dell'alba nelle abitazioni in vari quartieri di Cagliari e dell'hinterland, mentre un elicottero seguiva il blitz dall'alto.

Dei 36 aderenti al gruppo Sconvolts cinque sono finiti in carcere, 13 ai domiciliari, 11 hanno l'obbligo di dimora, quattro quello di firma. Sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a commettere risse, violenze, minacce, danneggiamenti e attentati alla sicurezza dei trasporti. Tre gli indagati in libertà: tra loro anche l'ex calciatore del Cagliari, Andrea Cossu, esterno all'associazione ma legato a diversi esponenti del gruppo. Il pm ha chiesto l'interdizione del suo ruolo di dirigente nella società rossoblù ma il gip ha detto no.

COSSU “TRAIT D’UNION” – Cossu ha sempre ammesso di avere un legame speciale con la tifoseria organizzata: “È stata la mia forza perché sapevo di avere dietro tutti loro, non lo rinnegherò mai. Sempre al nostro fianco, nel bene e nel male”.

L’accusa del pm Danilo Tronci della Direzione distrettuale antimafia è questa: concorso esterno in associazione a delinquere. Cossu, definito dagli inquirenti il "trait d'union" tra società e sodalizio criminale, non faceva parte del gruppo di facinorosi ma “contribuiva in modo rilevante” alla sua “sopravvivenza” e al suo “rafforzamento”.

Presenzia alle riunioni degli Sconvolts, frequenta la loro sede (ne ha le chiavi) ed è “ben consapevole dell'esistenza di un'articolazione criminale interna” perché informato dai “vecchi leader” della deriva “violenta” delle nuove leve: concede maglie e abbigliamento tecnico utilizzato nelle partite, materiale venduto “per finanziare il gruppo” e per “tornaconto” personale dei capi (pratica vietata).

L'avvocato Leonardo Filippi però si dice sicuro che Cossu sia “in buona fede” e di poter “dimostrare l'estraneità alle accuse già in fase di indagini”. 

(Unioneonline)

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