La richiesta è quella di un cambiamento positivo delle politichie industriali, economiche, sociali e occupazionali. Così le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato una mobilitazione unitaria per sostenere le richieste avanzate al Governo e al sistema delle imprese, sintetizzate nello slogan “Una nuova stagione del lavoro e dei diritti”.

«È questa un’opportunità importante – si legge in una nota della Cisl – non solo per gli obiettivi richiamati nel documento unitario, ma pure per dare continuità alle proposte del sindacato sardo verso la Giunta regionale e il Governo nazionale in tema di lavoro, politiche dello sviluppo, qualità ed efficacia della spesa da parte delle istituzioni, diritto dei sardi alle pari opportunità nella mobilità delle persone e delle merci, dunque il riconoscimento della continuità territoriale per la Sardegna. Gli obiettivi del sindacato sardo sulle specificità regionali si saldano pertanto con quelli del sindacato confederale e rappresentano un unicum fondamentale e inscindibile per affermare una nuova stagione del lavoro e dei diritti».

La posizione della Cisl sarda sulla continuità territoriale aerea, sull’assetto azionario degli aeroporti sardi, è stata ribadita anche al Consiglio regionale, nel corso dell’audizione il 16 giugno 2022. La richiesta è stata chiara: un confronto immediato con la Regione. 

«Sull’intero sistema del trasporto, sia interno che esterno alla Sardegna – continua la nota – abbiamo sempre ribadito come questo fosse cruciale, nel definire le politiche di sviluppo, nell’affermazione dei diritti dei cittadini dell’Isola, aspetti questi richiamati anche nel documento/memorandum della CISL sarda consegnato, in occasione del rinnovo del Parlamento, alle forze politiche e ai candidati dei diversi partiti. Le difficoltà che hanno accompagnato il reale riconoscimento della continuità territoriale, le difficoltà della sua applicazione, il permanere dei problemi applicativi nella norma e nell’attuazione pratica, i maldestri tentativi, anche nell’Isola, di costruire intorno alla continuità territoriale, come anche sulla gestione degli scali aeroportuali, una sorta di rendita di posizione politica, confermano la necessità di condividere ed affermare una strategia regionale, ed aprire un confronto serrato con il Governo nazionale, con obiettivi chiari sul come si intende garantire le pari opportunità alla mobilità dei sardi, con una definizione in sede europea che ponga fine ai vincoli imposti dalla stessa Unione».

Lo status di insularità è dunque fondamentale. Non sarebbe solo un problema tecnico o formale: «si tratta piuttosto di affermare una questione essenzialmente politica, che attiene all’esercizio dei rapporti di forza necessari a garantire il riconoscimento delle pari opportunità in quei territori insulari che hanno una consistente distanza dal continente europeo e che non godono degli effetti positivi determinati dalla contiguità territoriale, e che perciò stesso subiscono un differenziale di crescita e sviluppo», continua la Cisl.

Lo status non aggraverebbe il differenziale di crescita in Sardegna tra le città, mentre oggi il peso dell’insularità «ricade oggi su tutti i cittadini». Una volta riconosciuto, presupporrebbe un programma di intervento interno all’Isola per recuperare i dislivelli di sviluppo tra le città, le aree costiere e quelle interne e i comuni minori. «La logica e le procedure da adottare – conclude la nota stampa –  in tale direzione dovrebbero essere quindi quelle descritte dall’articolo 13 dello Statuto speciale della Sardegna, afferente ai tempi del Piano di Rinascita dell’Isola, statuto a tutt’oggi vigente e che continua ad avere una sua valenza costituzionale, oltre che politica. Occorre fare presto e proprio a partire dagli aspetti di valenza costituzionale, costruire e sostenere, come Regione Sarda, una forte rivendicazione in direzione delle pari opportunità di sviluppo della Sardegna a vantaggio dell’intera comunità Regionale».

(Unioneonline/v.f.)

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