La pista dell’aeroporto di Bergamo «era troppo affollata», tanto che il volo Ryanair per Cagliari in programma quel pomeriggio è partito in ritardo, dopo «una serata trascorsa a bordo del velivolo, fermo sotto il sole in piena estate e senza l’aria condizionata». I fatti risalgono allo scorso 23 agosto. Ma per i passeggeri il rimborso non è mai arrivato, nonostante i solleciti. Il motivo? «Ci hanno risposto con una mail, spiegandoci che il volo è stato “oggetto di un disservizio a causa di un’emergenza medica», racconta Giancarlo Moi, che quella sera si trovava nello scalo lombardo con la compagna, in attesa di rientrare a casa. 

«Oltre al danno, la beffa. La comunicazione è chiara, mettono nero su bianco il fatto che il disagio è stato dato da un malore avvenuto a bordo». Quel giorno, dopo le ore trascorse sull’aereo-forno, «ci siamo accorti che qualcosa non funzionava. Grondavamo di sudore, non ci hanno neanche offerto dell’acqua: solo a pagamento. Poi una signora e un ragazzo sono stati poco bene, tanto che è stata chiamata un’ambulanza». 

«Ci avevano poi comunicato che erano alle prese con un problema tecnico. Dunque il malore è solo una conseguenza del caldo afoso patito sul posto da tutti noi. Oggi ci negano il rimborso – continua Giancarlo – sostenendo che “sebbene la legge stabilisca che le compagnie aeree dovrebbero compensare i disservizi dei voli, la sicurezza è la massima priorità nei viaggi aerei, quindi le emergenze mediche sono considerate un’eccezione e i voli interessati da esse non sono idonei a richiedere un risarcimento”. Da passeggero sono mortificato. Non meritavamo questo genere di trattamento», conclude Moi. Ma la sua storia non sarebbe un caso isolato: un’altra passeggera, pochi giorni dopo l’accaduto, avrebbe ricevuto da Ryanair la stessa risposta. 

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