Hanno occupato il 30 per cento in più delle volumetrie concesse, realizzato della parti in cemento armato, una scala esterna e la chiusura dell’ultimo piano senza le autorizzazioni necessarie, e hanno proseguito il cantiere nonostante l’ordinanza di sospensione dei lavori. Per questo motivo i proprietari di un terreno di via Risorgimento a Pirri e i responsabili dell’impresa edile che stava eseguendo l’intervento di costruzione di una palazzina sono finiti sotto accusa e l’immobile è stato sequestrato.

Gli agenti della sezione sorveglianza edilizie della Polizia Locale, sotto il coordinamento del maggiore Massimiliano Caboni, sono entrati in azione ieri al termine delle indagini scattate quasi un anno fa. I poliziotti hanno eseguito il provvedimento di sequestro preventivo disposto dal gip Giuseppe Pintori su richiesta della pm Rossella Spano. Secondo la ricostruzione degli investigatori, la costruzione su tre piani occupava una cubatura del 30 per cento superiore rispetto a quanto autorizzato, arrivando anche su una parte di terreno di proprietà del Comune.

Durante i vari controlli, sarebbero emerse delle irregolarità su alcuni lavori svolti. La violazione delle procedure, secondo le accuse, ha fatto scattare anche un’ordinanza di sospensione del cantiere, disposta dall’ufficio comunale dell’edilizia privata. Ma i lavori sono proseguiti. Il giudice, nel provvedimento del sequestro, evidenzia come siano emerse delle violazioni delle disposizioni edilizie sotto vari profili e che questo comportamento potrebbe proseguire. Da qui la necessità del sequestro preventivo dell’immobile in corso di costruzione. Gli indagati ora avranno la possibilità di difendersi e di chiedere il dissequestro dell’immobile.

(m. v.) 

© Riproduzione riservata