I cambiamenti climatici mettono in ginocchio gli agricoltori. E nel giorno in cui il Consorzio di Bonifica della Sardegna centrale impone lo stop all’utilizzo dell’acqua ad uso irriguo, Coldiretti chiede di decretare lo stato di calamità nelle zone più colpite dalla siccità.

Nel secondo sempre di questo caldissimo 2023, l’anno più bollente mai registrato in Sardegna e in Italia, la costa orientale dell’Isola ha sofferto molto. I problemi maggiori, spiega Coldiretti, «sono stati registrati nel Sarrabus (da 64 a 100 millimetri di piogge cadute nel periodo di riferimento) e in Ogliastra e Sulcis (tra 81 a 140 millimetri di precipitazioni)». Va meglio lungo la costa occidentale, reggono le zone montane del Gennargentu, mentre il Campidano di Cagliari «continua a mantenere un livello di precipitazioni abbastanza basso, ma più o meno costante».

In questo quadro, sottolinea il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, «è necessario dichiarare lo stato di calamità naturale in quelle zone che stanno soffrendo maggiormente il problema siccità che sta portando a ripercussioni anche sul sistema agropastorale». Ma non basta: «Bisogna anche andare oltre e fare in modo che i cambiamenti climatici possano essere affrontati nel migliore dei modi». Dunque, con «una gestione più virtuosa ed efficace della risorsa idrica attraverso il miglioramento delle reti idriche infrastrutturali, con una migliore gestione delle dighe, sostenendo e rafforzando il ruolo dei Consorzi di bonifica e supportando le aziende agricole sarde attraverso il rafforzamento delle misure a investimento, finalizzate anche al sistema irriguo, e all’agricoltura di precisione».

Se al caldo ci aggiungiamo gli eventi estremi che nella Penisola hanno causato danni per oltre 6 miliardi, diventa ancor più importante «l’apertura di un forum sul clima nel Sud del Mediterraneo come strumento per trovare le soluzioni adeguate e utili a gestire gli effetti del clima», conclude il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba.

(Unioneonline)

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