«Cara Unione,
scrivo perché penso sia importante continuare a denunciare in che stato siano ridotti i cittadini sardi che hanno bisogno di cure. Con le lentezze, la disorganizzazione, i ritardi solo in parte compensati dalla dedizione e umanità degli specialisti e del personale medico.
Purtroppo circa un anno e mezzo fa a mio padre settantacinquenne è stato diagnosticato un tumore piuttosto avanzato. La fase della diagnosi, verso la fine del 2022, è stata affrontata con scrupolo da parte di tutti gli specialisti coinvolti, ma gli esami e le consulenze, sempre richiesti con celerità, ci hanno poi portato a scontrarci con ritardi di settimane nell’esecuzione di tali esami e tali consulenze.
Purtroppo nel frattempo per mio padre la situazione è peggiorata a causa di complicazioni che lo costringono a letto e se va bene sulla sedia a rotelle. Questo ci ha avvicinato all’altra realtà dei disabili: il dover utilizzare ambulanze a pagamento per fare qualunque visita o terapia; il vedersi riconoscere il diritto a ricevere ausili per l’incontinenza dalla regione, di numero certamente sufficiente ma di qualità talmente bassa da costringere a comprarli in supermercato o farmacia (ovviamente di tasca propria), le barriere architettoniche con marciapiedi sconnessi e rifatti solo in parte. Per non parlare del contatto con il medico di famiglia, che non ha tempo di seguire la quantità enorme di pazienti, e purtroppo ogni tanto fa anche errori di valutazione o non risponde in tempo a richieste urgenti.
Se il destino di mio padre fosse inevitabile il tutto sarebbe forse accettabile, ma la complicanza che lo costringe a letto da ormai 4 mesi potrebbe essere migliorata se non risolta grazie alla radioterapia. Ecco, la radioterapia: prescritta dall’oncologo il 18 dicembre, ma non ancora effettuata, due mesi di attesa e ancora nessuna prospettiva.

Una persona, mio padre, che nonostante un handicap che gli avrebbe potuto garantire una pensione di invalidità, non ne ha mai usufruito e lavorato 40 anni come lavoratore dipendente, pagando le tasse.

Sappiamo benissimo dove questa malattia lo porterà, ma sarebbe bello se potessimo alleviargli le sofferenze e restituirgli la dignità.
E intanto passano i giorni, le settimane, in una situazione nella quale l’assistenza domiciliare è un miraggio se non la si paga di tasca propria, e facendo una vita che ha come unico scopo letteralmente sopravvivere tra una visita oncologica e l’altra, un esame e l’altro, e una terapia e l’altra.

Mentre si vede il personale del Businco e del Brotzu farsi in quattro e trovare anche lo spazio per l’umanità e per una parola di conforto.
Mi chiedo se i politici sardi non si rendano conto di questa situazione con cui, quotidianamente, troppi cittadini sardi sono costretti a confrontarsi.

Grazie dell’attenzione».

Lettera firmata (*) – Cagliari

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