Pubblichiamo oggi la lettera di un operaio metalmeccanico, che invita a riflettere sui dati diramati nei giorni scorsi dall'Inail e che parlano di una diminuzione delle morti sul lavoro.

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"Gentile redazione,

nei giorni scorsi è stato presentato il Rapporto Annuale Inail sugli infortuni e le malattie professionali avute nel 2017 e, come accade da diversi anni, l'Inail ci dice che le morti sul lavoro sono calate (nel 2017 sono 617 le morti sul lavoro rispetto alle 670 del 2016).

L'Inail ha inoltre ancora in istruttoria 34 casi di denunce di infortunio mortale, che nella remota ipotesi venissero riconosciute tutte, porterebbero a 651 morti sul lavoro nel 2017, inferiori a quelle del 2016.

Le morti sul lavoro sono davvero calate come ci dice l'Inail o è un problema di riconoscimento delle morti sul lavoro???

Intanto va detto, onde sgomberare il campo da equivoci, che l'Inail riconosce come morti sul lavoro solo ed esclusivamente i suoi assicurati, e fra questi non ci sono queste categorie di lavoratori: carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco, volontari della protezione civile, personale di volo, sportivi e addirittura i giornalisti.

E che ci sia un problema di riconoscimento è palese, quando a fronte di 1142 denunce di infortunio mortale nel 2016 ne sono state riconosciute 670 e invece nel 2017, che ce ne sono state 1112, ne sono state riconosciute come morti sul lavoro 617 (al massimo si arriverà a 651).

Come è possibile tutto ciò? Io me lo sono chiesto come mai, in tutti questi anni, dalle 400 alle 500 circa denunce di infortunio mortale non venissero riconosciute come morti sul lavoro dall'Inail.

E così a suo tempo, a luglio del 2016 (dopo la presentazione del rapporto annuale), avevo scritto all'Inail per chiedere spiegazioni (neanche preso in considerazione).

Così ho scritto alla Presidenza della Repubblica, che ha invitato l'Inail a fornire al sottoscritto tutte le spiegazioni del caso e ad informarne anche la Presidenza della Repubblica.

E ho scoperto che nel 2015, su 1246 denunce di infortunio mortale, 526 non erano state riconosciute come morti sul lavoro, perché:

- 290 casi non erano morte sul lavoro (non riconducibile all'evento);

- 64 casi erano in difetto di occasione di lavoro;

- 43 persone non erano assicurate con l'Inail (sì, avete letto bene);

- 39 casi erano in difetto di infortunio in itinere;

- 14 persone svolgevano un attività non tutelata dall'Inail (sì, avete letto bene);

In 55 casi c'era, infine, una carenza di documentazione valida.

Capite adesso che parlare di calo delle morti sul lavoro non è assolutamente corretto quando ci sono un sacco di persone morte che non erano assicurate con l'Inail o non erano tutelate, quando mancava la documentazione e l'Inail non ha riconosciuto l'infortunio mortale.

I mezzi d'informazione dovrebbero chiedere spiegazioni all'Inail, che ha l'obbligo morale e di legge (è un Istituto pubblico) di fornirle. Io faccio l'operaio e non il giornalista, ma lo faccio volentieri perché non ci sto che l'Inail tutti gli anni fornisca dei dati parziali sulle morti sul lavoro (visto che molti lavoratori non sono assicurati con l'Inail) e poi si venga pure a dire che le morti sul lavoro sono calate.

NON SONO CALATE LE MORTI SUL LAVORO, MA SOLO QUELLE ACCERTATE DALL'INAIL. E scusatemi se la differenza non è banale.

L'Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro, diretto da Carlo Soricelli, ha accertato nel 2017 oltre 1350 morti sul lavoro. Spero che qualcuno lo dica.

Un cordiale saluto".

Marco Bazzoni - Operaio metalmeccanico e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze

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