«Cara Unione,

non è certo il caso di distruggerli, commettendo un reato, ma è vero che i cosiddetti autovelox non raccolgono ampi consensi nell’opinione pubblica. E qualche ragione, da automobilista, mi sento si sostenerla.

Si tratta di installazioni ormai diffuse praticamente ovunque in Europa e altrove, e che senz’altro hanno il merito di ridurre l’eccesso di velocità in alcuni tratti particolarmente a rischio, ma è anche innegabile, però, che alcune loro applicazioni possano presentare aspetti niente affatto positivi. E sicuramente discutibili.

Oggi, attraverso l’automatismo dell’occhio elettronico, l’automobilista in buona fede, che magari per qualche ragione oggettiva supera il limite di pochi chilometri orari, e lo scellerato che mette a repentaglio la propria e l’altrui vita andando ad altissima velocità, sono posti sullo stesso piano.

E diciamo anche che la grande maggioranza degli automobilisti rallenta in prossimità degli autovelox per poi accelerare disinvoltamente subito dopo. Al contrario, le pattuglie di polizia dislocate in punti decisi casualmente sarebbero imprevedibili e quindi più efficaci.

Perché, allora, non ripristinare, in alternativa o accanto agli strumenti, la presenza di un agente di polizia in carne e ossa? Nel momento in cui viene emessa una sanzione, spesso di significativa portata pecuniaria, dovrebbe infatti esserci una verifica e una valutazione che la macchina non può fare.

Capisco il dispendio di uomini e mezzi, ma non può sempre tutto ricadere sulle spalle, e nelle tasche, dei cittadini.

Grazie dell’attenzione».

A.M.

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