È nato a Caldogno (Vicenza) il 18 febbraio 1967 uno dei più grandi protagonisti della storia del calcio italiano.

Sì: Roberto Baggio compie 50 anni.

E questo fine settimana, di fronte a titoli di giornali e servizi televisivi, migliaia di amanti del pallone non mancheranno di celebrarlo, ricordandone, al bar con gli amici, a tavola con i parenti, in pausa coi colleghi, le gesta, in una grande narrazione, diffusa e collettiva, dell'atleta e dell'uomo che con le sue magie in campo e la sua personalità al di fuori ha saputo stupire e incantare un'intera nazione.

Qualcuno ricorderà gli esordi, in provincia, nel Vicenza dei primi anni Ottanta. Qualcun altro il debutto in serie A, nella Fiorentina, e il gol in slalom in cui si fumò come birilli i difensori del Napoli.

E poi: il passaggio alla Juventus e le lacrime dei tifosi viola.

Il ritorno nel capoluogo toscano con la maglia bianconera, il rigore che si rifiutò di calciare e la sciarpa lanciata da un tifoso raccolta e stretta al petto, giuramento di eterna gratitudine.

Le prodezze a Torino, che gli valsero il Pallone d'oro (1993) e il soprannome di "Divin codino" (ma anche il nomignolo di "Coniglio bagnato", coniato dall'avvocato Agnelli, che, erano i primi anni Novanta, gli preferiva "Pinturicchio" Del Piero).

E poi: le tappe milanesi, al Milan prima, all'Inter poi, dopo la parentesi di Bologna e prima di ricominciare tutto da capo, di nuovo in provincia, a Brescia.

La Nazionale: le "notti magiche" di Italia '90; i gol indimenticabili contro Bulgaria, Cecoslovacchia e Nigeria; il maledetto rigore nella finale di Usa '94 contro il Brasile; la rivalità (ancora) con Del Piero a Francia '98 e le sue dita, nel quarto di finale perso poi ai rigori con i padroni di casa, mentre mimano "è uscita di tanto così"; le interrogazioni parlamentari per farlo convocare al Mondiale 2002.

E gli infortuni, affrontati sempre con una forza d'animo straordinaria, merito della fede buddista, i cui colori - blu, giallo e rosso - si portava sempre in campo, sulla fascia di capitano attorno al braccio.

L'addio al professionismo, il 16 maggio 2004, a San Siro contro il Milan, e quell'abbraccio con un altro mostro sacro del pallone, Paolo Maldini.

Qualcuno, ricordando uno dei tanti aneddoti su Baggio, snocciolerà numeri e cifre: 643 presenze, 291 reti.

E il palmares, forse un po' povero rispetto a quanto avrebbe meritato il suo talento: 2 scudetti, una coppa Italia, una coppa Uefa, un secondo e un terzo posto ai Mondiali.

Mille storie, per altrettanti ricordi, potrebbero essere raccontate su di lui.

Questo perché, come titolò uno dei principali quotidiani sportivi il giorno in cui Roby decise di appendere gli scarpini al chiodo: "Sei stato un mito, sei stato Baggio".

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