A un passo dal toccare il cielo.

L'Italvolley ci riprova.

Stasera alle 18.15 contende al Brasile l'oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.

A dodici anni da Atene c'è una nuova finale olimpica da giocare, inseguendo quell'oro accarezzato in due occasioni ma sempre sfuggito.

La prima volta nel '96, dalla corazzata guidata da Julio Velasco, poi ad Atene 2004, contro il Brasile che stasera sarà di nuovo dall'altra parte della rete.

Gianlorenzo Blengini le ricorda bene quelle finali, "quella del '96 l'ho vista con un mio compagno di allora di pallavolo come fosse una finale di calcio, l'altra l'ho vista in Calabria a casa della mia compagna.

Ma cerco di avvicinarmi alla gara di domani come mi avvicino a una qualsiasi partita perché per noi tutte le gare sono vissute con attesa, concentrazione ed attenzione a quello che le precede".

Affrontare i padroni di casa nella bolgia del Maracanzainho per il ct azzurro "è molto bello, tutti dicono che è difficile, quasi impossibile. Io dico che è bellissimo, perché è emozionante ed eccitante".

Quella di stasera sarà la terza sfida in poco più di un mese: a Cracovia, nella Final Six, i verdeoro spazzarono via gli azzurri 3-0, poi la rivincita italiana nella fase a gironi (3-1) ma "dobbiamo pensare alla partita di domani come se non avessimo giocato quella di Cracovia nè quella del girone, farà storia a sè - avverte - Il Brasile ha però un piccolo vantaggio: nel girone ha fatto fatica, è arrivato all'ultima partita da dentro o fuori e superare quello stress li" ti toglie pressione per le gare successive, la tranquillità superiore abbinata alla qualità aggiunge qualcosa". Anche l'Italia ha visto le streghe con gli Usa e ne è uscita fuori e adesso quell'oro sembra finalmente pronto a essere conquistato.

"La squadra pensa più all'oggi, a quanta qualità possiamo

esprimere in questo momento - assicura Blengini - Sapere che non

è mai stata vinta una medaglia d'oro è un pensiero che qualcuno

ha ma non credo che rappresenti un peso, un angoscia, è magari

uno stimolo in più anche se è una finale olimpica per cui non ce

n'è bisogno".

Non ne ha bisogno Emanuele Birarelli, che dopo

essersi giocato per due volte il bronzo (male a Pechino, bene a

Londra) sogna di salire sul gradino più alto del podio. "La

finale olimpica è un grandissimo traguardo, ma non è quello

finale: c'è ancora una partita e vogliamo dare tutto quello che

abbiamo, come abbiamo fatto nelle precedenti.

Credo che sia arrivata la partita che alla fine tutti si aspettavano, anche se forse il Brasile era un pò più atteso di noi e noi più

outsider.

Ma per vincere l'Olimpiade di Rio bisognava passare dal

Brasile favorito che giocava in casa, quindi accettiamo di buon

grado questa finale e ce la giochiamo con tutte le nostre armi.

Abbiamo rispetto di tutti ma paura di nessuno". "La aspettavamo

dall'inizio dell'Olimpiade, anzi dalla qualificazione - aggiunge

Filippo Lanza - Ci siamo creati questa possibilità di sognare,

adesso continuiamo a sognare. La partita che ci aspetta è quella

sicuramente più desiderata e difficile, perché giochiamo contro

il Brasile che è favorito e gioca in casa: non sarà semplice con

tutto il pubblico. Ma ce l'abbiamo fatta una volta, il bis è

possibile".
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