E' cresciuto all'ombra di Diego Armando Maradona, ora prova a farsi strada da allenatore. Gianfranco Zola avrebbe forse desiderato un 50esimo compleanno meno amaro ma l'esonero da parte dell'Al Arabi arrivato la scorsa settimana difficilmente toglierà il sorriso a uno dei maggiori talenti del calcio italiano.

Nato a Oliena il 5 luglio 1966, Zola può guardarsi indietro con orgoglio. Dopo i primi calci in Sardegna, si guadagna una chance nel Napoli dell'epoca d'oro, fra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta.

E' un 10, un fantasista, e nel capoluogo partenopeo ha la possibilità di imparare dal migliore, il Pibe de Oro. A Maradona Zola piace, e dell'argentino cerca di carpirne i segreti. "Senza di lui non sarei diventato quel calciatore che avete conosciuto, con me è stato determinante - ha confessato in un'intervista di qualche anno fa - Aver avuto l'opportunità di allenarmi con lui per tanto tempo, mi ha dato l'ispirazione, la voglia e lo stimolo per migliorare ogni giorno.

Maradona è stato un bene inestimabile". Del Diez Zola è a lungo il vice e quando viene chiamato in causa non delude, mettendo anche la sua firma sul secondo scudetto della storia del Napoli.

Erediterà anche quella pesante maglia numero 10 prima di trasferirsi, nel '93, nell'ambizioso Parma di Tanzi con cui arrivano anche le prime affermazioni in Europa. In gialloblù completa la sua maturazione anche se l'arrivo di Stoichkov prima e Ancelotti poi (il tecnico di Reggiolo, fedele al 4-4-2, lo fa giocare come esterno sinistro) lo convincono a intraprendere una nuova strada.

Zola vola in Inghilterra, in una Premier League ancora agli albori, ma non ci mette molto a diventare un idolo dei tifosi del Chelsea e non solo. Maglia numero 25, lampi di classe in un calcio molto fisico, il ragazzo venuto dalla Sardegna illumina il campionato inglese. Alcune sue giocate sono storia ancora oggi, come il gol di tacco in Coppa d'Inghilterra o certe punizioni di maradoniana memoria, e non è un caso se i tifosi lo chiamano "Magic Box" perché da quel suo piede può arrivare una magia in qualsiasi momento.

A Londra rimarrà fino al 2003, lasciando un segno così indelebile che quattro anni dopo verrà scelto come miglior giocatore nella storia dei Blues. Una leggenda. Abramovich, appena sbarcato al Chelsea, avrebbe voluto farne il simbolo della sua nuova era ma Zola, che dell'umiltà ha sempre fatto la sua caratteristica principale, ha un conto in sospeso, con la sua terra.

E quando Cellino, allora presidente del Cagliari, lo chiama a dare una mano ai rossoblù in serie B, Magic Box non esita a dire sì. Centrata subito la promozione, si concede un'ultima stagione in A prima di chiudere, nel 2005, una carriera avara di soddisfazioni solo in Nazionale, forse l'unica squadra dove non è riuscito a mostrare le sue qualità, ricordato più per l'ingiusta espulsione con la Nigeria a Usa '94 o il rigore decisivo sbagliato con la Germania a Euro '96 che per altro.

Intrapresa la carriera di allenatore, l'uomo di Oliena non è ancora riuscito a togliersi le soddisfazioni che merita: un nono posto in Premier col West Ham e la finale play-off persa col Watford restano i risultati migliori davanti a delusioni cocenti come l'esonero a Cagliari. Ma domani sono solo 50 anni, il futuro è tutto suo.

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