Un dossier di 144 pagine commissionato dalla stessa Nfl, la principale lega professionistica dello sport più popolare d'America, rivela un mondo fatto di bullismo estremo, di violenze, di abusi sessuali, di razzismo, negli spogliatoi, tra le mura degli impianti sportivi e nei campi di allentamento. Nel mirino una delle squadre più popolari e amate, i Miami Dolphins, vincitrice di due titoli nel 1972 e 1973.

I sospetti giravano da tempo, ma nulla era davvero trapelato, grazie al muro di omertà eretto dagli stessi giocatori: un po' per paura, un po' perché per molti atleti comportamenti così "fanno parte del lavoro", scrive il New York Times. Ma i vertici della Nfl hanno voluto vederci chiaro e lo scorso novembre hanno assunto un investigatore per indagare e stilare un rapporto, che ora è stato reso pubblico in tutta la sua crudezza. Una bomba per i tifosi.

In particolare sono tre i giocatori della squadra di Miami accusati di molestie sessuali ripetute, nell'indifferenza generale, su un compagno di squadra e su un assistente dell'allenatore. Nello spogliatoio regnava il terrore, un clima fatto di violenze fisiche e verbali, con epiteti razzisti e omofobici. Una delle persone prese di ira ha confessato di avere pensato almeno due volte al suicidio.

Le prove di questo inferno sono contenute in decine di e-mail, e messaggi di testo, e in più di 100 testimonianze di giocatori, allenatori, manager, membri dello staff e addetti agli impianti sportivi dei Miami Dolphins. Ora i campioni coinvolti, da idoli osannati rischiano di passare seri i guai. La Nfl si è riservata di prendere le sue decisioni dopo una valutazione approfondita del rapporto. I vertici della società di Miami si sono per il momento limitati ad affermare di essere rimasti 'scioccati' dal dossier, lanciando un chiaro messaggio: comportamenti del genere non saranno tollerati.

Una brutta storia, insomma, che oscura l'immagine di una Nfl sempre più moderna e al passo coi tempi, dove cadono tabù e tradizioni spesso discutibili. Proprio una settimana fa il primo 'coming out' di un giocatore nella storia del football americano, Michael Sam, che la Nfl ha detto di voler al più presto accogliere in una delle sue squadre. Non importa che sia gay. Ma la lega deve fare i conti con una realtà che evidentemente spesso non si evolve alla stessa velocità delle buone intenzioni.
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