Massimo Lopez è esattamente come te lo aspetti.

Un eterno bambino che ha fatto della sua vita un sogno.

Non tanto per quello che è riuscito a fare, ma perché osserva la realtà con meraviglia. Ne prende un pezzetto, ci mette sopra una lente di ingrandimento e ci gioca.

"La imito, la esaspero, la distorco e faccio il contrario di ciò lei si aspetta".

Tecnica perfetta per spiazzare, "rompere quella brutta bestia che è l'abitudine, e creare così vibrazioni nella gente".

Questo farà domani al Comunale di Sassari e da mercoledì a domenica a Cagliari, al Teatro Massimo, con il compagno di sempre, Tullio Solenghi. Ma questa volta, a proposito di sogno, uno più uno farà tre.

"Anna Marchesini è con noi, ma siamo sempre il Trio".

Oggi la risata ha lo stesso sapore?

"Nonostante tutto sì. Sa cos'è? È come una terapia, un codice che ci appartiene. Il nostro modo di guardare la realtà è sempre stato quello, anche nei momenti più difficili di Anna. Abbiamo riso insieme sino all'ultimo. Si può ridere all'infinito, sempre e comunque".

Ma come fate?

"Bisogna rimanere osservatori della realtà come lo eravamo da bambini, quando non ci facevamo ossidare dall'abitudine. A nove anni mi scrissi una lettera, 'A me adulto'. Lì mi promisi di non fare come mai come loro, i grandi, sempre arrabbiati e arrovellati, inutilmente".

Qual è il senso di riunirsi dopo quindici anni?

"Non abbiamo mai smesso di frequentarci. Tullio abita davanti a casa mia, a volte mi porta il latte e parliamo di progetti. Stavolta, complice Carlo Conti in 'Tale e Quale Show', ci siamo ritrovati sul mio divano come un tempo, e con grande emozione abbiamo messo su questo spettacolo nel quale ricorderemo anche Anna".

Come cambia senza lei?

"Il nostro rapporto di Trio è sempre stato basato sul paradosso. Paradossalmente lei c'è".

Tanti italiani conoscono "I Promessi Sposi" grazie a voi. Che effetto fa?

"Mi viene sempre da ridere. Ancora oggi incontro professori di italiano che ci ringraziano. A scuola mostrano le nostre scene, gli studenti si incuriosiscono e finalmente si decidono a leggere quelli originali. Povero Manzoni. Questo romanzo popolare era l'incubo di tutti: abbiamo giocato col sacro e creato quell'effetto del contrario che mette allegria".

Il Trio ha lasciato qualche spettacolo in sospeso?

"Sì, l''Odissea'. Ci tenevo così tanto a fare Penelope...".

Immaginiamo l'espressione, grazie. La più grande sorpresa della sua vita artistica?

«Quando mi chiamò Mina, a casa, perché cantassi con lei: un onore. Lì conobbi tra l'altro il maestro Comeglio che musica oggi i nostri spettacoli».

Avete scelto di accompagnare lo show col jazz, perché?

"È un po' il nostro mondo. Ed è come noi. Si esce dal copione per poi rientrare. Imitiamo Gaber, Paolo Conte. Ci sarà l'incontro tra Papa Bergoglio e Papa Ratzinger, i duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni e altre cose ancora".

Perché lei sembra esattamente ciò che si vede sul palco?

"C'è qualcosa di magico. Sono un sogno vivente".

Come salutiamo la Sardegna?

"Con affetto, perché qui feci a vent'anni la mia prima tournée. Girai tra Carbonia, Cagliari, Macomer, Solarussa".

I dipendenti della Bnl di Cagliari ricordano ancora suo papà. Dicono che fosse divertente e straordinario.

"Saluto tutti loro e li ringrazio. Papà è stato direttore per un anno nella sede del Largo Carlo Felice. Ecco perché, qui in Sardegna, mi sento a casa".

Virginia Saba

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