"La morte non è l'ultima parola sulla sorte umana". E il Papa, nei giorni in cui andando "presso le tombe dei nostri cari" abbiamo presente "quanti ci hanno voluto bene e ci hanno fatto del bene", chiede di "ricordare tutti, anche quelli che nessuno ricorda. Ricordiamo - esorta papa Francesco - le vittime delle guerre e delle violenze, i tanti 'piccoli' del mondo schiacciati dalla fame e della miseria. Ricordiamo gli anonimi che riposano nell'ossario comune. Ricordiamo i fratelli e le sorelle uccisi perché cristiani, e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri".

Papa Bergoglio ha dedicato l'Angelus recitato dalla finestra dello studio su piazza San Pietro, affollata da decine di migliaia di persone, a una riflessione su morte e vita e sul rapporto tra i vivi e i morti, che continua idealmente quella di ieri sui santi "uomini e donne comuni, semplici, a volte 'ultimi' per il mondo, ma 'primi' per Dio", che stabiliscono un "legame indissolubile tra i viventi e quanti hanno varcato la soglia della morte". "Il ricordo dei defunti, - ha osservato oggi papa Francesco - la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l'ultima parola sulla sorte umana, poiché l'uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio".

Papa Bergoglio ha anche spiegato il senso della preghiera di suffragio per i defunti e delle messe celebrate in loro ricordo. "La tradizione della Chiesa - ha osservato - ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica". "E' bello pensare che sarà Gesù stesso a risvegliarci", ha detto, a braccio, prima dell'Angelus. Dopo l'Angelus, ha letto per intero la "Preghiera dei defunti" di padre Antonio Rungi: ha affidato "alla misericordia di Dio quanti hanno lasciato questo mondo", e ha chiesto, in nome di Cristo che "è morto in riscatto dei nostri peccati", di "non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale per essere giudicati". La preghiera recitata da papa Francesco continua chiedendo a Dio di volgere il suo "sguardo" di misericordia, affinché, recita, "nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell'inferno, dove non ci può essere più pentimento". "Ti offriamo Signore - ha pregato ancora il Pontefice - le anime dei nostri cari e di quelli che sono morti senza il conforto sacramentale, nessuno abbia da temere di incontrare te alla fine del suo percorso, e sorella morte corporale ci trovi" forti "del bene fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza".

Giovanna Chirri (Ansa)
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