Di certo c'è solo che è stato abbattuto. Per il resto, è già rovente lo scambio di accuse e di sospetti sull'asse Mosca-Kiev: ciascuno pronto a giurare che sia stato qualcun altro a centrare l'aereo passeggeri della Malaysia Airlines a 10.000 metri di quota, sui cieli dell'Ucraina orientale, provocando la morte di 298 persone. Tra le vittime anche tre neonati e un'ottantina di bambini.

Dapprima velate, poi esplicite, le recriminazioni incrociate sono partite subito. Le autorità ucraine hanno inizialmente lasciato intendere che la responsabilità potesse essere addebitata in modo diretto alle forze missilistiche russe. Poi hanno chiamato in causa i ribelli filorussi che da mesi combattono contro le truppe di Kiev nelle regioni dell'est, denunciando l'episodio come "un atto terrorismo". Questi ultimi hanno risposto a tono, ma anche loro hanno corretto la propria versione con il passare delle ore. Imputando l'accaduto in un primo momento ad un missile sparato dalle forze governative ucraine da terra, salvo ipotizzare successivamente una ricostruzione secondo la quale il Boeing-777 della Malaysia Airlines potrebbe essere incappato in uno scenario da battaglia dei cieli: colpito per errore da un caccia di Kiev, poi a sua volta abbattuto dalla contraerea degli insorti. Infine, sono tornati a polemizzare con Mosca, riferendo - stando ad alcuni media locali - di presunte intercettazioni che proverebbero un "coinvolgimento russo". Il presidente ucraino Petro Poroshenko è stato fra i primi a far sentire la sua voce. Con un comunicato diffuso a caldo ha negato che le forze armate ucraine potessero aver "eseguito tiri in grado di colpire un bersaglio in volo". Con un'ulteriore dichiarazione ha quindi tirato apertamente in ballo le milizie filorusse, evocando "un atto terroristico".

Una fonte russa citata dall'Interfax ha tuttavia replicato che, a quell'altezza, l'aereo malese poteva essere abbattuto solo da missili S-300 o Buk: sistemi sofisticati in dotazione - almeno sulla carta - a forze regolari come quelle di Kiev. Ma il portavoce del Consiglio nazionale ucraino di Difesa Andrei Lisenko ha insistito nelle accuse agli insorti, sostenendo che questi avrebbero colpito per errore l'aereo passeggeri mentre prendevano di mira un Iliushin-76 da trasporto dell'aeronautica militare di Kiev. E aggiungendo che i separatisti avrebbero ormai acquisito sistemi missilistici avanzati, fra cui sarebbero stati "avvistati" proprio batterie Buk. A sostegno di questa tesi, Lisenko ha attribuito ai ribelli l'abbattimento recente di alcuni cargo militari di Kiev e di almeno un caccia Sukhoi (finora imputati da Kiev alle forze di Mosca). Un elemento, questo, sottolineato a stretto giro anche dall'amministrazione Usa. I filorussi, da parte loro, negano ogni responsabilità smentendo il possesso di missili Buk e sostenendo di non essere in possesso di armi capaci di colpire a quota 10.000. "Abbiamo sistemi in grado di raggiungere al massimo un'altezza di 5 km", ha dichiarato il primo vicepremier dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Andrei Purghin.

L'abbattimento del Boeing malese "é stata una provocazione dei militari ucraini", gli ha fatto eco il 'premier' Aleksandr Borodai, avallando l'idea che il Boeing potesse essere stato scambiato dalle batterie di Kiev per un aereo da ricognizione russa sconfinato in Ucraina. Un alto ufficiale del ministero della Difesa di Mosca ha dal canto suo liquidato tutte le ricostruzioni delle autorità ucraine come "assurde". "Ci accusano quasi tutti i giorni di qualcosa promettendo di presentare prove inconfutabili, prove che poi evaporano senza lasciare traccia", ha tagliato corto alla Ria-Novosti il funzionario russo. Pronto semmai a tirare in ballo il presunto dilettantismo della nuova leadership militare di Kiev: "Leggendone le biografie, non ci vuole un guru per capire che questa gente non ha addestramento militare, né esperienza pratica nell'impiego delle truppe da combattimento o dei sistemi d'arma posti sotto il loro comando".

ITALO-OLANDESE - Un italo-olandese e suo figlio risultano fra i passeggeri dell'aereo malese abbattuto in Ucraina orientale. "A seguito dei contatti e delle verifiche in corso sulle informazioni fornite dalla compagnia aerea e dalle autorità olandesi, risulterebbero coinvolti un doppio cittadino italiano-olandese e suo figlio", riferisce la Farnesina. Al momento non sono state date indicazioni sull'identità di questa persona, mentre la Farnesina precisa che i contatti con la compagnia Malaysia Airlines e con il governo dell'Olanda - Paese da cui il Boeing 777 poi precipitato era decollato ieri sera alla volta di Kuala Lumpur - sono "ancora in corso". In una breve nota della Farnesina, si sottolinea poi che "le verifiche comunque continuano" con i vari partner "per escludere la presenza di altri italiani a bordo del velivolo".

SCATOLA NERA - E' stata trovata una delle scatole nere dell'aereo. Lo hanno detto all'Afp gli addetti alle operazioni di recupero. Non si sa al momento se si tratti dell' apparecchio che registra le conversazioni dell'equipaggio o quello che contiene i dati di volo.

LA TREGUA - Nel frattempo, i separatisti filorussi hanno promesso un cessate il fuoco di due-quattro giorni per consentire il recupero dei resti del Boeing. Lo ha confermato Andrei Purgin, uno dei leader ribelli, all'agenzia russa Ria Novosti.

L'INTELLIGENCE USA - E mentre proseguono le indagini per capire chi abbia sparato il razzo fatale, l'intelligence americana fa sapere di non avere dubbi: "Sono stati gli insorti filorussi".
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