Sono centinaia in Sardegna i "caregiver", ovvero coloro che prestano assistenza a un familiare - un genitore, il coniuge o un figlio - non autosufficiente per diverse ore durante la giornata.

Un'attività faticosa, che spesso richiede rinunce e sacrifici.

L'Osservatorio di Reale Mutua ha svolto una ricerca su queste persone incentrata sul tema delle vacanze.

Secondo lo studio, il 95% dei caregiver sardi è convinto che sia giusto prendersi una pausa estiva da quest'occupazione e godersi un po' di riposo.

Interrogati su come sarebbe possibile organizzare una vacanza senza far mancare le cure necessarie al parente, il 51% dei sardi sostiene che la soluzione migliore sia quella di affidarsi a un servizio di assistenza domiciliare con personale esperto, mentre il 32% chiederebbe aiuto a un altro parente e un ulteriore 24% a un’associazione di volontariato o a una struttura ad hoc.

A proposito delle problematiche che possono sorgere quando ci si occupa per molte ore di una persona non autosufficiente, gli abitanti dell'Isola sostengono che i principali contraccolpi siano relativi alla sfera personale e lavorativa (69%) con rinunce alla carriera e al tempo libero.

A preoccupare sono però anche gli effetti di tipo psicologico (59%), che possono manifestarsi con stati di ansia, depressione o persino senso di colpa, le ricadute economiche (47%), per i costi legati all’assistenza, e gli effetti sulla salute stessa di chi assiste (36%).

Ovviamente le difficoltà aumentano nel caso in cui il caregiver non abbia a disposizione risorse economiche sufficienti (58%) o debba far fronte ai compiti di cura da solo (44%).

Che cosa può aiutare allora il caregiver nella sua attività? Al primo posto, dicono i residenti della Sardegna, misure di sostegno economico (56%) e forme di conciliazione vita-lavoro (51%), che permettano un’organizzazione più flessibile degli orari.

Importante sarebbe inoltre poter ricevere informazioni sulla patologia in questione (42%) o delegare a terzi alcune attività quotidiane, come la spesa (32%), ma anche poter contare su un sostegno psicologico (34%).

Un ulteriore 31% ritiene utili i servizi di telemedicina, con cui è possibile monitorare e inviare a distanza informazioni sui parametri vitali dell'assistito.

(Unioneonline/F)
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