Evidentemente era scritto nel loro destino che avrebbero fatto fortuna, e questa volta a premiarli è stato il fiuto di vedere nei Bitcoin un buon investimento. Stiamo parlando dei gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, che a metà anni 2000 si scontrarono nientemeno che con Mark Zuckerberg, accusandolo di aver sottratto loro l'idea iniziale da cui sarebbe nato Facebook.

La storia è stata ben raccontata nel film "The social network", ma da allora dei due fascinosi gemelli Winklevoss si è sentito poco parlare, se non nel 2008, all'epoca del risarcimento record di 65 milioni di dollari da parte di Zuckerberg deciso da un accordo legale.

E, stando alle indiscrezioni, con parte di quel gruzzolo i due gemelli "beffati" sarebbero stati tra i primi a fiutare l'affare dei Bitcoin, la criptomoneta che proprio in questi giorni sta facendo faville in Borsa.

Risultato? Azzardare quell'investimento li rende oggi miliardari, e forse li ripaga della brutta storia avvenuta ai tempi dell'esplosione di Facebook.

Vale la pena di ripercorrerla quella storia, iniziata tra il 2002 e il 2004 tra i giardini perfetti del campus di Harvard, ai tempi in cui erano studenti insieme a un certo Mark Zuckerberg. I Winklevoss avevano un'idea in testa, ovvero creare un network - la parola social si sarebbe imposta più tardi - chiamato ConnectU, per mettere in comunicazione tra loro prevalentemente gli studenti, con la possibilità di estenderlo ai propri amici.

Per farlo, però, i Winklevoss hanno avuto bisogno di un aiuto "tecnico" e qui sono entrati in scena Mark Zuckerberg e altri colleghi universitari. Il resto è storia, ma le somiglianze tra il colosso Facebook e l'idea originaria dei Winklevoss sono bastate a fargli ottenere l'indennizzo di 65 milioni di dollari.

Una cifra consistente, certo, forse nulla a confronto con i guadagni che nel tempo ha accumulato il social network, ma fondamentale per l'investimento in Bitcoin. E così, oltre al colpaccio finanziario, per i gemelli Winklevoss è arrivata anche una piccola rivincita.

(Redazione Online/b.m.)
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