Il governo stringe i tempi per far partire l'Ape social, l'anticipo pensionistico interamente a carico dello Stato che permetterà ad alcuni lavoratori di andare in pensione fino a tre anni e sette mesi in anticipo rispetto alla scadenza naturale. L'esecutivo nazionale ha deciso che i lavoratori che vorranno uscire nel 2017 dovranno presentare la domanda all'Inps tra il primo maggio e il 30 giugno. Scaduti questi termini, se ne riparlerà nel 2018 (entro marzo).

DOMANDE DAL PRIMO MAGGIO - Dal primo maggio, quindi, i lavoratori che avranno compiuto 63 anni e 30 anni di anzianità contributiva, e rientrano in alcune categorie, potranno presentare la domanda attraverso gli sportelli dell'Inps. Solo più avanti si definiranno le finestre per l'Ape volontaria, cioè per coloro che hanno compiuto 63 anni di età e hanno almeno 20 anni di contributi versati e che vorranno andare in pensione anticipatamente (ma a proprie spese), e l'Ape aziendale "che sostituisce i vecchi ammortizzatori sociali", spiega Piero Agus, segretario regionale della Fnp, la federazione nazionale dei pensionati che aderisce alla Cisl. «In un contesto generale in cui non abbiamo più strumenti per governare le crisi aziendali, l'Ape aziendale rappresenta un provvedimento importantissimo», sottolinea Ignazio Ganga, segretario regionale della Cisl.

I DUBBI DEI SINDACATI - Per il momento, quindi, il primo maggio si parte, non senza malumori però, con l'Ape social. "Con dispiacere rileviamo che il governo non ha accolto nessuno dei rilievi critici che avevamo avanzato in fase di confronto", spiega Michele Carrus, segretario regionale della Cgil. L'anticipo pensionistico sarà totalmente a carico dello Stato ed è riservato ad alcuni lavoratori che si trovano in particolari condizione di disagio: si tratta di disoccupati di lungo termine, lavoratori che assistono un familiare di primo grado con disabilità grave, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità, lavoratori che svolgono da almeno 6 anni in via continuativa lavori gravosi. "Stabilire, per esempio, che possono beneficiarne i lavoratori che hanno 30 anni di contribuzione e 6 in modo continuativo impegnati in un lavoro gravoso, significa che alla fine non rientreranno gli operatori dell'edilizia", spiega Carrus. "Quello, infatti, è un settore nel quale la continuità lavorativa è abbastanza infrequente".

CRITERI RESTRITTIVI - Se il governo fissa criteri così restrittivi è perché il problema, neanche a dirlo, sono i soldi. Per il 2017, infatti, la legge di Bilancio ha stanziato 300 milioni di euro che serviranno a pagare l'assegno fino a 1.500 euro a carico dello Stato, versato a chi lascerà il lavoro in anticipo fino al momento della pensione vera e propria.

Le stime, a livello nazionale, parlano di 35.000 domande. E per il primo anno, viste le attese, i fondi potrebbero non bastare. In Sardegna il numero dei lavoratori che potranno beneficiare dell'Ape social non è noto. "È difficile fare una stima", spiega Piero Agus, della Fnp-Cisl. «Sappiamo, però, che tra Ape volontaria e Ape social c'è una platea interessata di oltre 40.000 lavoratori». Per questo il Governo starebbe studiando anche un criterio di precedenza. L'ipotesi è quella ammettere in prima battuta i disoccupati, quindi i lavoratori disabili, infine tutti gli altri.

Mauro Madeddu
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