Accelera il percorso di avvicinamento della Turchia all’Europa. Oggi a Bruxelles sono cominciati i trattati tra la commissione e lo Stato guidato da Recep Tayyip Erdogan sul capitolo 33 del processo di adesione: quello che riguarda le questioni finanziarie e dei contributi al bilancio Ue.

Per quanto sia lungo il cammino che potrebbe portare Ankara a entrare in Europa, l’inizio dell'iter ha una sua importanza: è stato possibile riaprire questo capitolo perché la Francia ha rimosso il suo veto il 16 marzo scorso, giorno in cui fu firmato l’accordo tra Ue e Turchia sui migranti.

LE OPPOSIZIONI - È improbabile che si tratti di una coincidenza, è plausibile invece che l’atto politico francese facesse parte integrante dell’accordo di finanziamento - 6 miliardi di euro - sulla gestione del flusso migratorio, adottato con un impiego significativo di energie della cancelliera tedesca Angela Merkel.

Il suo Paese vede la sensibile avanzata del partito euroscettico e di destra Alternative fur Deutschland che fa dell’immigrazione il punto centrale per la raccolta dei consensi. Come anche in Francia, il socialista Fronçois Hollande deve tenere a bada il paritito nazionalista della Le Pen. Ma proprio la Germania e la Francia sollevarono le obiezioni più rilevanti all’ingresso di Ankara nell’Ue nel 2006, data di avvio del percorso di adesione.

In Germania vivono oltre 5 milioni di turchi, allora si temeva un’ondata incontrollabile di ricongiungimenti familiari. In Francia, invece, c’era da rispettare il sentimento popolare che portò alla bocciatura, via referendum, della Costituzione europea nel 2007: e così pose il veto.

ANKARA VERSO BRUXELLES - Ciascun Paese per entrare nell’Unione europea deve rispettare determinati parametri, divisi in 35 capitoli. La Turchia ne ha chiuso positivamente soltanto uno, 14 sono congelati e 16 sono ancora in discussione. Le difficoltà che fino a qualche anno fa erano di ordine meramente tecnico - ad esempio gli standard sanitari che non le avrebbero consentito di entrare nel mercato unico - oggi sono di ordine politico: la Turchia non rispetta i diritti fondamentali della persona. Si incarcerano giornalisti che si permettono di criticare il regime, sparano contro i migranti. Usando le parole del presidente dell’Unione europea, Jean Claude Junker, “hanno voltato le spalle ai valori democratici europei e non entreranno mai nell’Ue”. Perché dunque continuare?

I MIGRANTI, IL GAS E IL RICATTO - Erdogan, presidente della Turchia e leader del partito Akp, è un politico navigato che è riuscito a mantenere nelle sue mani il potere per oltre 14 anni. È sicuramente abile e ha dimostrato questa sua dote nei giorni delle trattative con l’Ue sui migranti.

“Sa di essere importante per l’Europa - dice a L'Unione Sarda Lucio Leante, giornalista residente in Turchia - per la questione dei migranti e per il gas centroasiatico che passa dal suo Paese per arrivare in Europa. Quindi alza la posta. Gli europei, però, sviliscono i dossier comuni per i propri interessi e lasciano che l’adesione della Turchia abbia una accelerazione. Dubito che riesca ad entrare, e i grandi Stati puntano sul veto finale di Cipro che non ha un buon rapporto con la Turchia. Ma alimentare le aspettative è un gioco pericoloso”.

FRANCIA E GERMANIA - Francia e Germania avranno le elezioni nel 2017, entrambi i leader - il socialista François Hollande a Parigi e la cristiana democratica Angela Merkel a Berlino - vogliono dare risposte agli elettori spaventati e pronti a votare partiti di destra. “Erdogan lo sa - continua Leante - e fa il suo gioco. Negli ultimi anni la Turchia ha cambiato radicalmente la sua politica estera, era il Paese laico che faceva da ponte tra l’occidente e il mondo musulmano. Erdogan, invece, ha deciso di diventare il leader dei sunniti e ha fatto di tutto, anche abattere un aereo russo e cercare di scatenare un conflitto Nato-Russia, per aumentare la propria influenza nella regione. Adesso sta facendo marcia indietro e la colpa viene data all’ex primo ministro Ahmet Davoutoglu, ma nessuno crede che l’esercito turco possa aver fatto una cosa simile, compreso armare gruppi jihadisti senza che Erdogan lo sapesse”.

Edoardo Garibaldi
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