Durante il Consiglio europeo di giovedì e venerdì è stato raggiunto un accordo per una membership speciale della Gran Bretagna che limiti i benefici del sistema di social security del Regno unito per i cittadini comunitari non inglesi. Il premier inglese, David Cameron, si è detto soddisfatto dei risultati raggiunti dal suo governo e ha annunciato il referendum sulla permanenza del suo Paese nell’Unione Europea per il 23 giugno di quest’anno. Come leader dei Conservatori ha dichiarato che farà campagna per il no: per lui bisogna rimanere in Europa. Ma il sindaco di Londra, Boris Johnson, anch’egli conservatore, ha detto che farà campagna per abbandonare il club dei 28. Cosa accadrà se il popolo britannico voterà per recidere ogni tipo di legame con Bruxelles?

SOCIAL SECURITY E PICCOLI RISPARMI - Per David Cameron era importante dare una risposta a chi, e alle ultime elezioni non sono stati in pochi, crede che Nigel Farage, l’ex leader del partito indipendentista del Regno Unito, non abbia tutti i torti a dire che gli inglesi vengono prima. La polemica è dovuta ai principi di non discriminazione dell’Unione. Lo Stato non può offrire servizi differenti a seconda delle nazionalità dei contribuenti. Così anche l’idraulico polacco ha diritto ad accedere al sistema di social security inglese, dal sostegno al reddito all’assistenza per i propri figli (anche se risiedono ancora nel loro Paese di origine).

Questo per molti risulta inaccettabile. Adesso Cameron ha ottenuto una esenzione. Ma quanto risparmierà? Per il centro studi Bruegel solo lo 0,26% delle prestazioni erogate è diretto a bambini residenti in altri stati membri. Se risparmia pochi milioni di sterline con questo nuovo assetto quanto potrebbe perdere se uscisse dall’Unione?

SCHENGEN - Il trattato di Schengen è quello che prevede la libera circolazione di capitali, merci e persone all’interno dei confini Europei. Il 46% delle merci di produzione britannica sono esportati in Europa, il 14% negli Stati Uniti, e poi c’è il resto del mondo. Quanto converrebbe all’Inghilterra gravare il sistema produttivo con macchinosi e costosi passaggi doganali? Ad ogni modo l’Inghilterra sarebbe libera di stringere accordi commerciali con altri Paesi sopportandone però i costi di sostituzione. Che cosa accadrà alla facilità con la quale riesce ad attrarre centinaia di migliaia di lavoratori che vengono formati negli altri Paesi e poi trovano ospitalità nel Regno Unito?

LONDRA CAPITALE DELLA FINANZA- Non sarà impossibile continuare ad accoglierli, ma sarà un po’ più complicato.

La capacità di attrarre giovani talenti, quella che ha reso Londra una delle poche città realmente internazionali europee potrebbe venire meno. Non per la difficoltà di ottenere il permesso di soggiorno, ma perché molte aziende scelgono Londra come sede legale delle proprie attività proprio perché è un Paese dell’Ue e gode di regimi fiscali vantaggiosi. Ristabilire i rapporti con ogni singolo Paese per far rimanere le cose come stanno sarebbe un lavoro lunghissimo e dall’esito incerto. La scelta è nelle mani del popolo britannico.

I PRECEDENTI - La storia d’Inghilterra è segnata da tentativi di affrancamento dal continente e dalle sue beghe. L’Europa è stato a lungo un territorio sanguinoso e per l’Inghilterra non era di vitale interesse prendere parte a dispute che non avrebbero portato a nessun vantaggio per il regno. Loro preferivano occuparsi dell’impero coloniale, quella che ha reso Londra la capitale del mondo, e che ha raggiunto la massima estensione nel periodo elisabettiano. Hanno mantenuto lo splendido isolamento per diversi anni quando poi, la politica di potenza tedesca, l’ha richiamata di forza ad occuparsi delle faccende continentali. Chi combattè nella Prima e nella Seconda guerra mondiale?

L'ESSENZA DELL'EUROPA - Da quando è nata la Ceca, la comunità europea del carbone e dell’acciaio, creata proprio per scongiurare il riaccendersi di dispute che avrebbero portato a guerre devastanti, le istituzioni europee hanno sempre visto aumentare i membri della comunità (il Regno unito si unì al club nel 1973). Gli stati fondatori della Comunità europea erano sei, adesso se ne contano 28. È evidente che l’arresto del processo di allargamento e anzi, il venire meno di uno stato così importante come il Regno Unito, sarebbe un colpo durissimo per la credibilità delle istituzioni. Per quanto non aderisca all’Unione economia e monetaria, le conseguenze della Brexit sulla tenuta delle istituzioni così come le abbiamo conosciute sarebbero devastanti. Per sottrarre terreno agli euroscettici, e quindi disinnescare la bomba della fine dell’Unione europea, i capi di governo spingerebbero sull’acceleratore per completare le riforme e costruire un Superstato europeo. La crisi dei debiti sovrani, la crisi greca, la chiusura delle frontiere austriache potrebbero essere ricordate con nostalgia come scaramucce fra ragazzi. Il gioco diventerebbe dannatamente serio.

Edoardo Garibaldi
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