Niente revisioni delle aliquote Iva, nemmeno quella agevolata, niente ritocco all'insù della tassa di successione, niente aumento del gettito, se non attraverso nuove forme di lotta all'evasione. In poche parole nessun rialzo delle tasse. Alla base della nuova legge di stabilità c'è innanzitutto la volontà politica di non appesantire più in nessun modo la pressione fiscale, partendo dal presupposto che anche un euro in più di tasse potrebbe avere un ulteriore effetto recessivo su un Paese che, per dirla con Matteo Renzi, fa i conti ormai da anni con dati sul Pil "devastanti". E proprio il premier, in serata intervenendo a "Quinta colonna", ostenta sicurezza: "Sulla legge di stabilità stanno tutti lì a tifare perché le cose vadano male ma noi li freghiamo".

L'obiettivo della manovra, intanto, sarà dunque quello di rilanciare crescita e occupazione, destinando a questi obiettivi tutte le risorse che sarà possibile reperire. Proprio per questo, più che di tagli nel governo preferiscono parlare di soldi che "trasleranno" da capitoli di spesa dove non sono utilizzati al meglio a settori dove possono invece risultare più fruttuosi per generare investimenti, creare posti di lavoro e - secondo l'impostazione voluta da Palazzo Chigi con il bonus Irpef e che potrebbe essere replicata ora con l'operazione Tfr - per rilanciare i consumi. Il conto della manovra lievita dunque dai 20 miliardi iniziali a circa 23-24. Come previsto nel Def, 11,5 miliardi non andranno coperti, perché in deficit. Gli altri andranno reperiti dai tagli ai ministeri e dalle riduzioni di spesa indicate da Carlo Cottarelli.

Il commissario alla spending review è stato ricevuto a Palazzo Chigi accompagnato da Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro che segue da vicino la partita delle partecipate. La sforbiciata alla municipalizzate sembra infatti uno dei capitoli del piano Cottarelli su cui il governo potrebbe puntare con più decisione già nel 2015, ottenendo da una prima sfoltita tra 500 milioni e un miliardo. Renzi ha però fatto il punto questa mattina anche con Pier Carlo Padoan, prima degli impegni internazionali che da mercoledì vedranno il ministro dell'Economia in volo per Washington, per il summit Fmi, e poi per Bruxelles, dove lunedì e martedì prossimi sono fissate le consuete riunioni di Eurogruppo e Ecofin.

Sul tavolo dell'incontro, e presumibilmente anche del CdM che si è svolto nel pomeriggio, i macro-capitoli della manovra (dal bonus Irpef alla riduzione del costo del lavoro) e, probabilmente anche il Tfr, misura su cui il Tesoro, al contrario del premier, non si è mai esposto direttamente. Il nodo rimane infatti quello della compensazione delle imprese che resterebbero a corto di liquidità. Mentre le casse dell'erario godrebbero di nuovi preziosi introiti (si calcola fino a 1,6 miliardi), la concessione di uno sconto sull'Irap da 2 miliardi, aggiuntivo ma equivalente a quello ottenuto nel 2014, potrebbe non accontentare affatto le aziende. Non è escluso dunque che il taglio dell'Irap, o comunque lo sconto sul costo del lavoro, possa valere qualcosa di più. In bilico sembra però al momento la concessione di un'Irap agevolata per le imprese che esportano. Così come non appare concretizzabile l'idea, rilanciata in qualche indiscrezione di stampa, di "centralizzare" le detrazioni Tasi sulla prima casa. L'imposta è infatti nata come totalmente federale e, almeno per ora, non si starebbe pensando di togliere ai Comuni una facoltà che agli enti locali è stata appena attribuita.
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