"Sul caso Quirra - è scritto in un comunicato del comitato Gettiamo le basi - la scienza come al solito non conferma e non smentisce. Le conclusioni del perito del Tribunale, Mariani, non stupiscono Gettiamo le basi. Era stato annunciato dal Comitato con largo anticipo che la metodologia di ricerca utilizzata dallo scienziato incaricato dal giudice Clivio si era rivelata da tempo poco adeguata". La stessa "usata nel 2001 dall’Unep (United Nations Environment Program) in Kosovo dove sono state sparate dieci tonnellate di uranio impoverito, stando alle documentazioni Nato corredate dalle mappe dei punti d’impatto. La “classica” analisi geochimica delle matrici ambientali (suolo, acqua, aria ecc.) ha rilevato in quel caso: “Non esiste alcuna contaminazione diffusa e misurabile”. L’Unep, però, ha concluso con l’ammissione di avere usato una tecnica non idonea e ha indicato metodologie più consone". Secondo il comitato, però, "basta un briciolo di buon senso per capire che sostanze tossiche, nocive e/o radioattive, se sparate o fatte brillare, si frantumano in un aerosol di polveri sottili e sottilissime, si disperdono a grandi distanze, non restano strette strette appollaiate su un albero o una roccia nel punto d’impatto". Insomma, "dopo questo risultato e dopo l'ennesima perizia la patata bollente torna al giudice e i tempi della prescrizione si avvicinano sempre più".
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